#NOTINMYNAME. E neanche nel nome di Hallah

La punta della Tour Eiffel diventa una matita e viene spazzata via da una sciabola. La vignetta di Forattini arriva incisiva tra le tante “risposte a matita” a quella strage che mai sarebbe dovuta accadere. Come per chi scrive e comunica arriva sempre l’articolo che mai si sarebbe voluto scrivere. E di articoli indesiderati ne sono stati scritti davvero tanti in questo inizio anno allucinante, da togliere il fiato. La morte del mascalzone latino Pino Daniele che per due giorni ha catapultato Napoli in una dimensione surreale (tra incredulità, silenzio, commozione e un popolo radunato in piazza con un potente flash mob lanciato su Facebook). E poi arriva la Francia, dove la scelta di essere un vignettista del Charlie Hebdo è diventata un’indegna condanna a morte per chi comunicava con matite e colori.

La satira che ha trovato spunti in politica, religione, usi e costumi del popolo di Hallah è stata punita con una morte atroce che non cancella la forza e la volontà di ricominciare, di non arrendersi e continuare a disegnare, come testimonia la straordinaria interpretazione di Bansky e della metà matita temperata di nuovo.  Il fatto, con tutta la sua violenza e crudeltà, si racconta da solo. Lo raccontano i telegiornali e i giornali di tutto il mondo. Il fenomeno su cui riflettere è un altro. Subito è rimbalzata sui social la campagna #jesuischarlie (a cui l’Internazionale dedica la copertina) in segno di solidarietà compatta con la Francia. Uno schieramento in massa dalla parte delle vittime contestuale all’attacco stupido sferrato a tutta la comunità musulmana: tutti estremisti e terroristi! Attenzione. Di campagna sui social ne è spunta un’altra. Potente e straordinaria: #notinmyname. E, con ogni probabilità, neanche nel nome di Hallah. Sicuramente non nel nome di Ahmed!

Francesca Scognamiglio Petino