MORODER A NAPOLI. Re Giorgio suona il set dell’album “Deja vu” alla Casa della Musica

Se googoli “cultura pop” per scrivere del super dj settaquattrenne Giorgio Moroder, e della sua rutilante carriera, che comprende la sperimentazione elettronica dei Settanta, le super-hit di Donna Summer e le colonne sonore da Oscar, vengono fuori tanto dizionario ma pure uno stralcio della prefazione a “Cultura convergente” di Henry Jenkins ad opera del collettivo anonimo di scrittori bolognesi “faceless” Wu Ming:  «Il problema è che il dibattito italiano sulla cultura pop – scrive il gruppo il cui nome in giapponese significa “senza nome” – novanta volte su cento riguarda la spazzatura che ci propina la televisione». Mentre esistono distinzioni qualitative ed evoluzioni storiche, continuano Wu Ming, oppure dovremmo risolverci a pensare che « […] “Sandokan”, “Star Trek”, “Lost”, il TG4 e “La pupa e il secchione” sono tutti allo stesso livello, o che Springsteen, i REM, Frank Zappa e Shakira vanno tutti nello stesso calderone, o che non esistono distinzioni tra i libri di Stephen King e quelli delle barzellette su Totti, dato che entrambi li ritrovi in classifica».

HARD Day Of The Dead
Ora, a quasi trent’anni dalla morte di Andy Wahrol, è interessante giocare a immaginare quanto col collettivo Wu Ming sarebbe d’accordo Giorgio Moroder, classe 1940, nato, tra le Dolomiti d’Ortisei, Hansjörg Moroder (con l’accento sulla seconda o) ma losangelino acquisito di lungo corso, papà del sintetizzatore sdoganato alla disco music, l’uomo dei cui suoni (il riferimento era ad I Feel Love, cantata da  Donna Summer, la prima canzone di disco music ad ospitare il synth) il genio sperimentale Brian Eno ebbe a dire a David Bowie (mentre all’ Hansa Tonstudio di Berlino, allora residenza dello stesso Moroder, si registrava Heroes, l’album di mezzo della trilogia del Duca Bianco realizzata nella capitale tedesca): «Ho sentito il suono del futuro: eccolo qui, non cercate oltre. Questo disco cambierà la musica da discoteca per i prossimi 15 anni».

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Moroder arriva a Napoli per la prima volta nella sua monumentale carriera sabato 14 novembre alla Casa della Musica di via Barbagallo a Fuorigrotta, invitato da DROP e Nabilah per un evento organizzato in collaborazione con Lunare Project, UMF, Village Blues. Il maestro della pop-tronica suonerà un set con le canzoni dell’ultimo album dal titolo  Déjà Vu, uscito nel giugno 2015 con RCA a 23 anni dal lavoro precedente, Forever Dancing, del 1992, ma pure coi classici: quelli contemporanei, come Giorgio by Moroder, il brano, con la sua produzione e “voce narrante”, contenuto in Random Access Memory dei Daft Punk, che lo ha restituito alle luci della ribalta come icona della consolle, e quelli d’antan, che spaziano da The Chase, del 1978, Oscar nell’ambito della colonna sonora di “Fuga di Mezzanotte” di Alan Parker, ai successi fabbricati per Donna Summer, da Love to Love You Baby alla già citata e rivoluzionaria I Feel Love; senza tralasciare gli altri punti di una curva che definire eclettica è un eufemismo, pensando all’inno di Italia 90 Un’estate italiana, interpretata da Edoardo Bennato e Gianna Nannini, ai brani per Sabrina Salerno, al remix di Midnight dei Coldplay.

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Déjà Vu è invece una sintesi incredibile, omnicomprensiva e mai didascalica. Re Giorgio continua a far cantare bene e “cool” le voci belle e brave, come quella di Kylie Minogue in Right Here, Right Now o quella di Sia nella title track: nel clip che la racconta compare lo stesso Moroder nei panni di un tassista che carica in auto un ragazzo munito di omaggio floreale e confusioni amorose, al quale regala una dritta da mettere da parte: “ Goals are like the shadows: if you follow them, they flee; if you flee, they follow them”.
Infine, col brano 74 Is the New 24  il compositore pop di Ortisei mette i puntini sulle “i” rispetto al senso dell’esperienza e alla curiosità musicale al tempo di Skrillex, per il quale re Giorgio ha già espresso la sua ammirazione, e ancora Justice, Bloody Beetroots, e naturalmente Daft Punk: “libera la tua mente dai concetti di armonia e di musica corretta, puoi fare tutto quello che ti pare”, dice la voce off di re Giorgio a metà della traccia dei Daft Punk a lui dedicata; e prosegue: “nessuno mi ha mai detto cosa fare e non c’era nessun preconcetto su cosa fare”. Noi qui a Napoli non stiamo più nella pelle. E voi?

Rosa Criscitiello
Uno spettacolo si può preparare in un mese. Improvvisare, invece, richiede una vita. (Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009).

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