MIA MADRE. Nanni Moretti incontra il pubblico napoletano

La prima cosa che vogliamo raccontarvi è la felicità del regista nel vedere tanti giovani accorsi al cinema Modernissimo di Napoli per il suo ultimo film. “Sono entusiasta di vedere tutti questi ragazzi. I miei spettatori di solito hanno tra i 95 e i 102 anni… Ci ho messo vent’anni a costruirmi un pubblico mio che, adesso, per raggiunti limiti d’età, sta per morire”.

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E’ il Moretti cinico di sempre ma più dolce e rilassato del solito quello che incontriamo, intimo, che si commuove quando dal pubblico intervengono ex-studenti di sua madre che la raccontano come la donna e la professoressa straordinaria che deve essere stata, tante volte commissario esterno agli esami di maturità in giro per la Campania per unire le vacanze dei figli al suo lavoro. Alla commozione si aggiunge quel tipico senso di inadeguatezza morettiana: “A volte abbiamo i genitori talmente vicini che ci sfugge qualcosa di sostanziale”.  MIA MADRE racconta la storia di Margherita/Moretti, interpretata dalla Buy, regista di successo in crisi creativa, che deve affrontare alcune difficoltà anche nella vita privata, la malattia della madre e un rapporto che sta finendo. Accanto a lei il fratello Giovanni, interpretato dallo stesso Moretti. Tanto è centrato, accudente e perfetto l’uno, tanto decentrata, inopportuna, inadeguata l’altra. Nanni vorrebbe in realtà essere Giovanni. Tanto destrutturata è Margherita quanto strutturato è il film a cui nel film sta lavorando. In una scena onirica Giovanni incita la sorella: “E rompilo una volta uno dei tuoi 200 schemi”…

E dalla sala arriva inesorabile la domanda del pubblico: “Lei lo ha mai rotto un suo schema”? In realtà no, ma Moretti non si guarda, non si analizza come sembra se non attraverso i suoi film, che sono i vari capitoli della sua vita. Soprattutto non ha niente da dire se non che in realtà ce l’ha più con se stesso che con gli altri, che poco si può cambiare dopo i 3 anni, che sta come Margherita nel film alla conferenza stampa, confuso, senza certezze, nauseato dalla retorica, senza niente di definitivo da dire perché mentirebbe. O forse no, perché, conclude: “In fondo non sono mai d’accordo nemmeno con me stesso”.

Martina Caldo

Martina Caldo
Lavora come se non avessi bisogno di denaro, ama come se non ti avessero mai ferito e balla, come se non ti vedesse nessuno.

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