MENSA SCOLASTICA. Più alte d’Italia a Vigevano e Brescia. Differenze tra Napoli e Salerno

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La mensa non è uguale per tutti. Su 36 comuni presi in esame da uno studio di Save the Children, dal Nord al Sud Italia, rispetto ai servizi di refezione scolastica delle scuole primarie, ogni comune si regola diversamente per le tariffe, le eventuali esenzioni o riduzioni e in caso di morosità: Vigevano, Brescia e Campobasso le prassi peggiori, con le rette tra le più alte d’Italia, nessuna esenzione anche per famiglie in difficoltà ed esclusione immediata del bambino dalla mensa in caso di morosità dei genitori. Bologna invece, ad appena 250 chilometri da Vigevano, si distingue per le rette più basse e accessibili – 3 euro la tariffa minima – mentre Genova e Bari per l’attenzione ai bambini in famiglie disagiate anche a causa della crisi o in situazione di marginalità. «La presenza della mensa a scuola concorre a garantire un’adeguata offerta di servizi e opportunità formative per un bambino. Per questa ragione Save the Children ha deciso per il secondo anno di realizzare un monitoraggio delle mense nei principali comuni e ha voluto includere le mense nell’Indice di povertà educativa Ipe diffuso ieri, in occasione del lancio della campagna Illuminiamo il Futuro, a contrasto della povertà educativa in Italia. L’Indice segnala una diffusione del servizio che varia da regione a regione, con gravi carenze in alcune di esse. Il presente monitoraggio documenta invece la varietà e diversità dei criteri di accesso, anche laddove il servizio mensa sia disponibile, con il risultato che un bambino, a seconda del territorio in cui vive, può avere o non avere la mensa a scuola oppure averla ma magari troppo costosa per la sua famiglia», spiega Raffaela Milano, Direttore dei Programmi Italia-Europa Save the Children Italia, organizzazione dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini e difendere i loro diritti. «La mensa scolastica – prosegue – deve diventare un diritto di base garantito a tutti i bambini, secondo standard di qualità certificata. Il momento del pasto alla mensa scolastica è estremamente importante per ogni bambino e in particolare per chi vive in condizioni di povertà, perché garantisce un pasto completo almeno una volta al giorno, è una occasione di convivialità, di educazione alimentare, oltre a permettere l’apertura pomeridiana della scuola e il contrasto alla dispersione scolastica». Rispetto al quantum della contribuzione, benché tutti i comuni mappati prevedano una modulazione delle tariffe in base al reddito e a particolari condizioni del bambino (per esempio in adozione, affidamento o segnalato dai servizi sociali) e della famiglia saltano all’occhio le notevoli differenze da città a città. Si va da una tariffa minima mensile di 3 Euro a Bologna, 5 Euro a Napoli, 7 Euro a Salerno fino a 72 Euro a Vigevano, 66 Euro a Brescia e 53 Euro a Campobasso. Si notino i casi dei comuni di Bologna e Vigevano che, pur vicini geograficamente, sono invece molto distanti per quel che riguarda i costi dei rispettivi servizi di refezione.  Infatti la tariffa massima mensile applicata a Bologna di 27 Euro (con un Isee superiore a 30mila euro) è praticamente un terzo rispetto alla tariffa minima di 72,04 euro riscossa mensilmente da Vigevano (con un Isee inferiore a 12mila 946 euro). In generale, rispetto al monitoraggio effettuato l’anno scorso, non si riscontrano aumenti significativi di tariffe con l’eccezione di Udine, +15% e di Catanzaro dove le rette, pur restando nella media, sono raddoppiate.

Valerio Esca

Valerio Esca
Non credo in una vita ultraterrena; comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio. (Woody Allen)

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