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GIOACCHINO MURAT. A Palazzo Reale la mostra sul decennio francese a Napoli

È fissato per venerdì 22 gennaio il primo giorno per gli appuntamenti dedicati a Gioacchino Murat, il giovane e dinamico sovrano francese, inconsapevole artefice della nascita della Napoli moderna. La manifestazione, organizzata dal Polo Museale della Campania, dalla Soprintendenza Belle Arte e Paesaggio per il comune e la provincia di Napoli, d’intesa con l’Ambasciata di Francia a Roma, il Consolato francese a Napoli e il Comitato nazionale per le celebrazioni del Decennio francese sarà inaugurata alle ore 16.30 dalla conferenza di Philippe Daverio dal titolo Cos’è La Rivoluzione?, che sarà ospitata nei prestigiosi spazi dell’appartamento storico di Palazzo Reale. Seguirà alle ore 18.00 l’intervento di  Fabrizio Mangoni dal titolo Monsù. La cucina al tempo di Murat.
La recente mostra allestita a Palazzo Reale in occasione del bicentenario della sua morte aveva offerto al pubblico il volto della forza e del potere, a partire da venerdì si potrà venire in contatto invece con un Murat diverso e più quotidiano. L’iniziativa nasce appunto con l’obiettivo di approfondire, attraverso l’uso di differenti linguaggi, la personalità di uno degli indiscussi protagonisti della storia napoletana,  volendo esplorare nel dettaglio gli effetti che le sue scelte in campo militare, sociale, urbanistico e fin anche culinario siano state fonte di condizionamento e di crescita della realtà partenopea.
Il prossimo appuntamento sarà venerdì 29 gennaio alle 17.00  con la proiezione del film di Lamberto LambertiniFuoco su di me occasione dove sarà possibile incontrare anche il regista.

 Programma
22 gennaio, ore 16.30 - Palazzo Reale, Appartamento Storico
Philippe Daverio - Cos’è La Rivoluzione? prenotazione obbligatoria

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Sogno che genera incubi, speranza che si tinge di terrore, Rivoluzione è però sempre la parola alla quale – delusi, stanchi, impauriti – affidiamo l’idea che qualcosa nel mondo e nella vita possa cambiare. Perché gli uomini hanno bisogno di mutamento non meno di quanto abbiano bisogno di stabilità. Desiderano che tutto cambi non meno di quanto desiderano che tutto non cambi mai, nel disegno del mondo ma soprattutto nel disegno delle esistenze private. Ecco perché – racconta Philippe Daverio – le ‘rivoluzioni’ più amate, e forse anche quelle destinate a durare più a lungo, sono quelle che sconvolgono le forme del quotidiano, che scompaginano modi del pensiero, mentalità e costumi. In queste rivoluzioni non ci attendono, accigliati, né Robespierre né Lenin, e tanto meno Pol Pot. Esse hanno un profumo di libertà che le altre non possono concedersi e che per questo ne limita il raggio d’azione e ne turba, assai spesso, la memoria. Ed ecco perché, mentre il bicentenario di Gioacchino Murat e della sua Rivoluzione approdata a Napoli si chiude tra il fumo delle battaglie e il dolore della fucilazione, si apre il secolo della moglie, di Carolina, che con i bagni di mare alla villa del Granatello si fa eroina di un’altra, sorridente e intramontabile rivoluzione.

 22 gennaio, ore 18.00
Palazzo Reale, Appartamento Storico
Fabrizio Mangoni di Santo Stefano - Monsù. La cucina al tempo di Murat
prenotazione obbligatoria

Se di Napoleone si racconta che conquistò l’Egitto con le baionette e i telescopi, mescolando soldati e scienziati destinati a esplorare l’antica terra dei Faraoni, di Gioacchino Murat si può dire che conquistò Napoli con le armi e con le pizze rustiche,mescolando intrepidi cavalieri e cuochi di grande esperienza. Con i Francesisospinti dall’onda delle vittorie napoleoniche non arrivarono a Napoli soltanto i grandi ideali della libertà e della modernità civile, ma anche le saporose fragranzedei piatti che da tempo si cucinavano per le grandi tavole d’oltralpe. Da tempo, infatti, oltre che per la novità delle idee Parigi si distingueva per la creatività della sua cucina, per la capacità dei suoi magistrali cuisiniers di trasformare i prodotti generosi delle campagne francesi in pietanze eccellenti al palato e raffinate alla vista. Così tra le divise sgargianti dei nuovi padroni, fanno capolino, nelle case delle migliori famiglie napoletane (quelle, insomma, smaniose di ostentare anche a pranzo o a cena la propria simpatia per i liberatori/conquistatori), uomini dalla divisa bianca, anonimi nell’appellativo, monsieur, che la plastica lingua dei napoletani si affretta a trasformare in Monsù. Si deve a questi eroi quotidiani, diventati presto leggendari non meno dei soldati del nuovo sovrano che la cucina napoletana deve i sartù, i gattò (pardon i gateaux) di patate e persino la genovese, che non ha nulla a che vedere con Genova, ma è un’antica ricetta ginevrina, genevoise appunto, esportata via Francia. Come del resto il babà che, nato dal gusto di un re polacco, sempre via Francia – ma per merito stavolta di Luigi XV – si assicura sulle tavole napoletane un trono destinato a rivelarsi assai più duraturo di quello, effimero e ruggente, di Gioacchino Murat.

Informazioni
sede Palazzo Reale
Piazza del Plebiscito,1 – Napoli
prenotazioni 081 5752524 // info@arte-m.net

 

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C'è solo un tipo di successo: quello di fare della propria vita ciò che si desidera. Christopher Morley

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