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CHIAMATEMI PAOLA RICCORA. La vita della grande commediografa partenopea in un libro scritto da Mariagiovanna Grifi

copertina libroIn una foto in bianco e nero è ritratta in compagnia di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. E’ una distinta signora dall’aria gentile e la corporatura robusta che non tutti ricordano ma che ha segnato il teatro partenopeo del Novecento. E’ Paola Riccora, alias Emilia Vaglio, la grande commediografa napoletana che ha scritto testi per Eduardo de Filippo e Raffaele Viviani stimata da Luigi Pirandello e Matilde Serao. Una donna del secolo scorso, madre affettuosa e intellettuale impegnata, dimenticata dai più, che il libro Chiamatemi Paola Riccora (edizioni ilmondodisuk) di Mariagiovanna Grifi (lontana parente della scrittrice) intende ricordare.

Come nasce questo libro?

Ho impiegato ben 12 anni per scriverlo: dal 2004 al 2016. Mi sono trovata quasi per caso a scrivere di Paola Riccora per la mia tesi di laurea, infatti le ho dedicato solo una piccola parte, quasi “obbligata” dal fatto che fosse mia antenata. Solo quando sono entrata in contatto con l’archivio privato mi sono resa conto del patrimonio che avevo davanti e di quale donna eccezionale fosse. Meritava più di una tesi. Ma al tempo non avevo gli strumenti per farlo. Ho presentato questo progetto all’esame di dottorato a Firenze nel 2008 e ho vinto il concorso ma poi mi sono dovuta occupare di altro. Nel 2009, in occasione dell’inaugurazione della Biblioteca Gino Capriolo dedicata al figlio della Riccora, ho incontrato la giornalista Donatella Gallone che capì subito il valore del mio progetto. Era affascinata da questa donna che agli inizi del Novecento aveva cominciato a scrivere per il teatro avendo a che fare lei direttamente con i capocomici. Mi chiese di scriverne un libro. Lì per lì mi sembrò strano, non mi conosceva quasi e aveva letto solo la mia tesi di laurea, scritta molti anni prima. Poi però tutto è andato per il verso giusto e tra vari rimandi il libro è stato pubblicato a febbraio scorso. Mi piace pensare che non sia un caso: era febbraio quando Paola Riccora ha debuttato, proprio un secolo fa nel 1916, e a febbraio è morta nel 1976.

Qual è il testo scritto da Paola Riccora secondo lei più interessante e perché?

Ce ne sono tanti, alcuni analizzati nel mio libro. Tutta la prima produzione dimostra il lavoro di adattamento che l’autrice fa dal francese alla realtà napoletana ed è interessante perché attraverso questi testi dipinge molto bene il suo ambiente e la sua epoca. Sarà stato Giovannino, il testo con cui Eduardo ha rivelato le sue doti drammatiche nel 1933 (tradotto anche in diversi dialetti), è molto particolare perché analizza le dinamiche familiari con lucidità disarmante, pur conservando momenti di grande comicità. Questo testo fu ripreso anche da Aldo Giuffré che intervistai proprio per la mia tesi e  che  mi disse: potremmo definire Paola Riccora una “compositrice” perché, come i grandi scrittori, ha messo l’accento critico sulla borghesia di una certa epoca con i suoi grandi difetti e i suoi limiti, e li ha messi in evidenza anche con un po’ di cattiveria che è necessaria e indispensabile. Poi a me piace ricordare Sera di pioggia, al tempo interpretata da Paola Borboni, perché nel 1938 sostiene il valore affettivo della famiglia, anche se composta solo da madre e figlia. Una donna sola, “sedotta e abbandonata”, che cresce da sola la figlia e che ce la fa. La maternità, pur vissuta senza un uomo accanto, è frutto di un’unica notte d’amore che non viene descritta come un peccato ma come un atto d’amore. Quella maternità per Elena, la protagonista, rappresenta la sua gioia, la sua rivalsa da una vita che, precedentemente, era stata triste e arida. Il fatto che negli anni Trenta una donna abbia scritto questa storia con tale delicatezza e semplicità mi affascina tanto. Era una donna avanti nel tempo, nonostante poi – in famiglia – dicono sia sempre stata simbolo di virtù e integrità morale. Io penso che lei abbia compreso la vita, ne abbia colto le sfumature, senza giudicare.

i de filippo e la riccora

Emilia Vaglio: perché la sua storia è stata così a lungo dimenticata?

Temo perché si tratta di una donna. Poi, anche perché nessuno ne ha conservato il ricordo come drammaturga. È stata talmente brava come moglie, madre e poi nonna, da oscurare il vissuto artistico. Nel libro cerco di ragionare su questo. A un certo punto della sua vita Emilia (grazie di averla chiamata con il suo vero nome, mi piacerebbe tanto che fosse ricordata come Emilia Vaglio) ha deciso di dedicarsi solo alla famiglia. I dolori che ha provato, in primis la morte del figlio, l’hanno allontanata dalla “vita pubblica” e dalla notorietà. Se ti ritiri a vita privata, il pubblico ti dimentica presto ed è pronto a venerare nuovi astri. D’altronde a quel tempo si affermava quel teatro detto “d’avanguardia”, i teatri off, una drammaturgia ben diversa da quella di tradizione a cui i testi della Riccora appartengono. Credo che la memoria storica segua leggi strane, non lineari, direi addirittura casuali o potremmo dire ben definite da qualcuno che decide arbitrariamente di conservare quel fatto storico e non un altro. Non a caso la nuova storiografia, quella che parte da Les Annales, muove dalle microstorie per ricostruire la macrostoria, indaga i piccoli eventi, e ha riportato alla luce storie sociali incredibili. Se questo vale per Paola Riccora, che ha vissuto appena il secolo scorso, figuriamoci per i secoli passati. Bisogna assolutamente continuare a fare ricerca e riscoprire i “fatti perduti”.

Cosa rappresenta per lei il teatro?

Sin da piccolissima ho amato l’ “idea del teatro”, eppure, stranamente, mi sono avvicinata concretamente ad esso solo dopo i vent’anni frequentando dapprima il laboratorio teatrale del Théâtre de Poche. Inizialmente desideravo recitare, poi mi sono resa conto che mi sentivo più a mio agio studiando la storia del teatro e conducendo laboratori di scrittura e teatro con i ragazzi delle scuole superiori; successivamente, dopo aver frequentato un master in scrittura e critica teatrale, ho cominciato a scrivere recensioni, fino a vincere il dottorato in storia del teatro a Firenze. La verità è che a me piace respirare il teatro, viverlo, in qualsiasi modo possibile. Credo che il teatro insegni tantissimo, che arricchisca da tutti i punti di vista.

Chiamatemi Paola Riccora
Mariagiovanna Grifi
ilmondodisuk
pp. 128
euro 10

 

 

 

Enrica Buongiorno
Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!

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