BARRICADE. Una breccia nel muro delle periferie, la mostra di Emiliano Esposito a Portici

Portici è secondo comune in Italia per densità di popolazione, con il reddito pro-capite tra i più alti del Vesuviano. A Portici il mare è chiuso dal traffico cittadino e dalle ville settecentesche del miglio d’oro, antico presidio dell’aristocrazia partenopea ora in stato di decadenza – che tuttavia stupisce per la sua imponenza, evocando (dis)illusioni giacobine o borboniche, che appartengono al fascino di una certa nobiltà decaduta.
A Portici ci sono anche le case popolari; e spesso, dove ci sono le case popolari c’è anche una periferia, più o meno separata dal resto della città da barriere fisiche in cemento, sociali in termini di alto tasso di disoccupazione, con la conseguente proliferazione di pratiche informali al confine con la legalità, e infine barriere culturali in termini di basso grado di istruzione.

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La mostra “Barricade” di Emiliano Esposito cattura la vita all’interno del Parco INA Casa di Portici: un racconto a metà tra street-photography, fotografia di architettura e ritratti, da cui emerge un elemento costante, l’attesa. “C’è chi aspetta il momento giusto da una vita: per il lavoro, per la pensione o per la rivalsa. E c’è chi semplicemente si ferma e aspetta. Fino a che l’attesa si trasforma in tranquillità”, afferma Emiliano.
Osservando i suoi lavori, si nota la capacità di rendere plasticamente questo senso di sospensione, aiutato da un b/n saturo e fortemente contrastato, e da prospettive che disorientano, estirpano il contesto dalla propria fattualità e lo trasfigurano in una nuova realtà estetica e formale (la composizione-foto) che coglie esattamente lo spirito del racconto di queste vite in attesa, così come le ha percepite Emiliano Esposito.

La mostra, inaugurata sabato 3 ottobre, resterà in esposizione permanente al Centro Polifunzionale del Parco INA Casa di Portici. Un esperimento riuscito di cooperazione tra forze artistiche e istituzionali per cercare di rendere finalmente condiviso e partecipato uno spazio che fino ad un mese fa era ancora inagibile. E allora ben venga il corso di liscio per gli anziani del quartiere in una sala dove i muri, attraverso la fotografia, parlano (anche) di loro.

Piera Boccacciaro
Cosa conosciamo? Cioè cosa siamo sicuri di conoscere, o sicuri che conosciamo di aver conosciuto, se pure è conoscibile? Mio Dio, è già così difficile non perdersi a Chinatown...

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