AUGUST SANDER. Ritratto del XX secolo. A Genova la retrospettiva su uno dei “padri” della fotografia

Questa settimana torniamo alle origini della fotografia con uno dei più importanti pionieri del ’900, il tedesco August Sander. Un uomo che ha vissuto la spericolata virata tra ‘800 e ‘900,  passando giovanissimo dal lavoro in miniera assieme al padre, ad assistente fotografo con il compito di documentare l’attività dei pozzi, nel piccolo sobborgo industriale di Wasterwald. Dal servizio militare ai numerosi viaggi (di cui uno, in Sardegna, avvolto nella leggenda) Sander ha documentato mezzo secolo di storia attraverso uno spaccato sociologico di grande impatto visivo, sotto l’impulso dei nuovi fermenti di antropologia culturale e delle Avanguardie Storiche in campo artistico.

Il Palazzo Ducale di Genova gli dedica una mostra (fino al 23 agosto),  offrendo una panoramica esaustiva della sua opera: ritratti, studi di paesaggio e collage. Inoltre per la prima volta sono esposti alcuni scatti del viaggio in Sardegna nel 1927, di grande interesse per un fotografo e studioso capace di “fare sociologia senza scrivere”, come ha notato lo scrittore Alfred Döblin.

Nei primi anni ’20 Sander cominciò a pianificare un catalogo della società contemporanea attraverso una serie di ritratti. Il risultato fu Uomini del ventesimo secolo, suddiviso in sette sezioni: i contadini, i commercianti, le donne, le classi e professioni, gli artisti, le città e gli ultimi. Dalla raccolta, nel 1936 venne ricavato un libro, Faces of our time, bruciato dai nazisti in quanto la sua visione dell’uomo contrastava col modello proposto dalla Repubblica di Weimar: l’ariano era uguale all’ebreo e all’omosessuale, con l’obiettivo di “illustrare nella loro molteplicità le qualità dell’universale umano”, affermava Sander.

Piera Boccacciaro

 

Piera Boccacciaro
Cosa conosciamo? Cioè cosa siamo sicuri di conoscere, o sicuri che conosciamo di aver conosciuto, se pure è conoscibile? Mio Dio, è già così difficile non perdersi a Chinatown...

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