WEEKEND A BERLINO. Sulle tracce del “Duca Bianco”

Ho sempre immaginato Berlino come una città fredda, sterile. Forse per la storia che ancora rivive in quel che rimane del muro di Berlino e del museo dell’Olocausto. Ma di quello che è stato c’è il ricordo, non c’è traccia viva (eccetto alcuni casi). La storia te la immagini, non la vedi. Tutto è ricostruito, anche il Duomo. Quando sono arrivata, qualche anno fa, ero tutt’altro contenta. In genere partire mi emoziona, ma non in quel caso. Nonostante si sia rivelata una città con un fascino “freddo e distaccato”, Berlino è al tempo stesso moderna e aperta al mondo. La sua efficienza massima, i locali, i mercati, i musei bastano a riempire un weekend a Berlino.
Oggi però non vi parlo della Berlino che ho visto con i miei occhi, ma di quella vissuta da David Bowie. Mi sembra doveroso, ora che, da qualche giorno il Duca Bianco se n’è andato, lasciandoci tutti di stucco e avvolti nell’oscura scia della sua “Blackstar”. Ripercorre con un IPod nelle orecchie i luoghi berlinesi in cui l’artista ha vissuto, ha creato i suoi album e anche dove è nata la sua collaborazione con Iggy Pop, è qualcosa che non ha prezzo. La Berlino Ovest della Guerra Fredda fu per Bowie una sorta di espiazione dai peccati, un percorso di rinascita dopo gli anni della droga. Forse scelse una città difficile e borderline perché voleva una città che non lo giudicasse, che non lo riconoscesse. Una città in cui poter vivere la sua sofferenza in solitudine. Sicuramente da vedere è la casa dove l’artista ha vissuto durante gli anni ’70 al 155 di Hauptstrasse. La rockstar britannica ha vissuto in un particolarissimo appartamento di sette stanze dalle pareti nere come la pece visitabile con uno dei tanti tour organizzati. Sono stati anni intensissimi e fecondi, dai quali nacquero gli album “Low”, “Heroes” e “Lodger”, fautori, poi, della musica degli anni Ottanta. Continuando il percorso si trova il Café Neues Ufer dove l’artista era solito incontrarsi con Iggy Pop. Questo è stato uno dei primi locali gay d’Europa.

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Il singolo “Heroes” racconta di sentimenti, dell’amore di una coppia che supera anche la paura di morire, una coppia che è pronta a rischiare di essere colpita dalle pallottole pur di stare insieme. Queste parole ci lasciano immaginare la situazione in cui viveva Berlino in quegli anni, una città dilaniata, divisa da un muro di cui oggi rimangono pochi metri ed una sorta di confine ricostruito con due uomini vestiti da guardie al Checkpoint Charlie. Questa Berlino la si capisce paradossalmente meglio visitando uno Starbucks vicino dove sono appese sulle pareti tante foto che ritraggono nella loro semplicità quello scempio fatto dall’uomo. Una mi ha colpito particolarmente: due persone che si toccano con le mani dalla finestra all’altra di due palazzi separati dal muro. Non molto distante troverete il Mauermuseum (Friedrichstrabe 43/45), si tratta del Museo del Muro dove è raccontata la storia della città ai tempi della divisione in Berlino Ovest ed Est. E udite udite: per i più bramosi è possibile acquistare un pezzo “originale” del famosissimo muro!
Ma Berlino è molto altro, basti pensare ad alcuni musei che fanno invidia a tutto il mondo come il Pergamonmuseum o il Neues Museum, situati entrambi sulla Museumsinsel, una grande isola sulla Sprea, collegata alla terraferma in numerosi punti. Si entra in questa sorta di capannone e si vede il famoso Altare di Pergamo e subito si rimane a bocca aperta. In realtà lo stupore non è tanto scaturito da ciò che vedi, perché per quanto sia bello, in Italia abbiamo tanti bei monumenti di questo genere, ma da una domanda “com’è possibile che abbiano pensato di predare le principali opere d’arte del mondo e portarsele a Berlino?”.

Continuando il percorso c’è la porta di Ishtar di Babilonia, un tripudio di animali, fiori che quasi sembrano fuoriuscire da quegli intensi colori con sfondo blu. Non ci sono parole per descrivere la bellezza di questi reperti. Il primo piano è dedicato all’arte dei babilonesi e degli assiri, al secondo piano c’è il Museo islamico ricco di gioielli, preziosi tappeti e portali. Sono senza dubbio degni di nota la Sala di Aleppo, in pannelli di legno vivacemente decorato, e la facciata del palazzo giordano di Mshatta. All’interno del Neues Museum, invece, sicuramente da vedere nell’ampia selezione di reperti egizi è il celebre busto di Nefertiti, la regina dalla bellezza senza tempo. Per raggiungere l’elegante Kurfürstendamm, si passa per la stazione dello Zoo. Come dimenticare il celebre romanzo “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino” che racconta del degrado degli anni ’70, del quale – non a caso – David Bowie realizzò la colonna sonora? Ora di quel periodo non è rimasto molto, anzi il quartiere è rinato. Berlino è una città che naturalmente va vista, compresa in base alle proprie esperienze e poi giudicata. C’è chi afferma che ci passerebbe tutta la vita e chi non ha trovato nulla in quel suo essere ricostruita, “artefatta”. Sicuramente è una delle tappe del mondo che vanno viste e vissute; di certo il Duca Bianco sarebbe d’accordo.

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Luisa De Cristofano
Il viaggio è un susseguirsi di emozioni che purificano l'anima

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