GIVERNY. Dove le ninfee di Monet diventano realtà

A volte ci chiediamo come possano nascere certi capolavori. Pensiamo alle Ninfee di Claude Monet. Chi non le ha viste almeno una volta nel Museo dell’Orangerie o all’Orsay di Parigi? Quelle piante sospese a pelo d’acqua, spesso fiorite, macchie di colori tenui tra il verde e l’azzurro, che placano la mente. Ebbene tutto questo trae ispirazione dal “buen retiro” di Monet a Giverny, a nord di Parigi, in una casa con giardino dove tutto ricorda i suoi dipinti.

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Claude Monet venne a vivere qui nel 1883 fino alla sua morte nel 1926. Fu lui stesso a costruire questo paradiso, dove si trovano salici, canne, nasturzi, gladioli, e sull’acqua si ammirano delle splendide ninfee. Inizialmente lui deviò le acque del fiume Epte per realizzare un laghetto e successivamente vi costruì sopra il ponte giapponese. Questo specchio dai mille colori lascia intravedere isole di ninfee le cui corolle predominano sulle verdi foglie galleggianti, quasi si intravedono nella natura quelle piccole pennellate che caratterizzano il suo stile.

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Le Ninfee. Serie di paesaggi acquatici vengono ritratte ora dalla splendida natura che crea un vibrante gioco di colori con fiori e cielo che si riflettono sulla superficie dell’acqua, la quale diviene soggetto dominante quasi assoluto. Il pittore passava molte ore spostandosi con la sua barchetta su cui dipingeva la serie di quadri che lo hanno reso celebre. Monet insegue come sempre l’istante, per captare l’immagine della ninfea che si schiude all’alba e di quella che si chiude annunciando la sera. Sa che deve catturare il cielo nella profondità dell’acqua, far risalire dal limo creatore il biancore delle ninfee. Anche lo spettatore ispirato incomincia a contemplare l’acqua, vive la seduzione di quel luogo in modo totale talvolta disorientato dall’irruzione di luce bianca o di nuvole sullo specchio chiaro, ma al tempo stesso affascinato da quel cielo che si perde nelle acque, sulla terra facendoti sentire in paradiso.

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Visto il giardino e distolto lo sguardo dalle ninfee rosa e bianche che catturano l’attenzione quasi come le sirene di Ulisse, si prosegue il percorso giungendo ai piedi della casa rosa con le imposte verdi. Per un attimo ci si commuove nell’entrare quel posto. Foto di Monet, quadri, scorci che anche se mai visti si ricordano. Tutto è rimasto nel tempo conservato con gli interni originali appartenuti al pittore come la gialla sala da pranzo e la cucina rivestita di azulejos e la collezione personale di stampe giapponesi. Per chi ama l’impressionismo, la casa di chi fu il padre di questo movimento pittorico è una meta che una volta nella vita vale davvero la pena di vedere.

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Luisa De Cristofano
Il viaggio è un susseguirsi di emozioni che purificano l'anima

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