FIAT. Noi siamo quello che facciamo…

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Scegliere uno slogan come quello che la Fiat utilizza ormai da tempo può essere un buon colpo, comunicativamente parlando, ma può anche essere controproducente. Quando sei in macchina e vedi dal finestrino della tua Panda un manifesto gigantesco con su scritto «Fiat Noi siamo quello che facciamo», ti viene da sorridere. E non è uno di quei sorrisi che nascono dalla gioia, no. E’ un sorriso nervoso, quasi un tic. Nasce da un corto circuito tra le sensazioni alla guida, le informazioni che arrivano dagli occhi e quello che le orecchie sparano dritto al cervello. Treni diversi che si muovono drammaticamente verso un unico punto. Lo scontro è inevitabile. Guidi la tua panda, e ti piace. E’ una macchina che ti ricorda l’adolescenza, una specie di carrarmato su ruote, praticamente indistruttibile. Insomma, è una Panda. Il tuo sguardo intanto è attratto da quel manifesto bianco gigantesco, vedi una copia della tua auto. Sì, quello alla guida nella pubblicità potresti essere tu. Poi leggi lo slogan: «Noi siamo quello che facciamo», ma non hai il tempo di annuire che la radio lancia una notizia che non avresti mai voluto sentire. «Fiat lascia l’Italia, il nuovo gruppo nato dall’integrazione di Torino e Detroit si chiamerà Fiat Chrysler Automobiles. La sede legale sarà in Olanda, secondo un modello già sperimentato con Cnh e la residenza fiscale a Londra». Ed è lì che ti parte il tic. La Fiat lascia l’Italia? E le rassicurazioni di Marchionne? E i contributi statali che negli anni sono usciti dalle tasche degli italiani? E’ a quel punto che pensi che è proprio vero, noi siamo quello che facciamo.

Raffaele Nespoli

Raffaele Nespoli
Chi non conosce la verità è uno sciocco. Ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht)