AMY. THE GIRL BEHIND THE NAME. Lei vince ancora una volta. Il papà perde!

A Blake, maledetto, spregiudicato, incapace di amare, dobbiamo una straordinaria composizione come Back To Black e da qui tutto il disco, compresa quella straziante e vera Love is a Losing Game. A lui, Amy Winehouse, donna e artista diventata troppo presto leggenda, deve la sua rovinosa distruzione. A Blake e a Sir Mitchell Winehouse, un padre che ha tenuto la figlia in un angolo finché non ha iniziato a sentire l’odore di milioni di dollari. E per lui, questo straordinario papà mercenario, nasce Rehab.

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Gli uomini che lei ha amato oltre ogni umana possibilità sono stati i suoi coscienti e consapevoli carnefici. Ma lei ha amato sempre e comunque. Lei voleva solo scrivere e cantare. Lei ha messo nelle parole dei suoi testi la sua vita. Non è mai stata personaggio. O meglio, lo era per gli altri, per il pubblico, per la critica, per quei giornalisti che si sono accapigliati per averla ospite ai talk show più blasonati o intervistarla all’apice della sua carriera e che non hanno lesinato di farla a pezzi, deriderla, denigrarla quando è scivolata verso il basso, quasi a vendicarsi delle sue risposte sarcastiche alle domande idiote e scontate della stampa. Una su tutte. “Amy, hanno provato a cambiarti? A plasmarti?”. “Si, certo. Volevano trasformami in un triangolo. Non ci sono riusciti e mi hanno lasciata così”.

Lei era vera nelle sue canzoni come nella sua vita. E non è bastato il Grammy a farla cambiare e a farle cambiare idea. Anche là, al cospetto del suo idolo, l’ultimo grande crooner americano Tony Bennett, è stata la Amy vera, quella dei piccoli club jazz dove ha iniziato a cantare e incantare, per nulla impostata su un palco importante. È lei quella che ha deriso con semplicità e senza alcuna cattiveria (ma perché semplicemente per lei la musica è un’altra storia, è un’altra cosa), l’idolo delle teenager Justin Timberlake per quella What Goes Around… cames Around che gli è sembrata ridicola già nel titolo. È lei che ha sempre ripudiato il pop, insistendo sulla sua natura di cantante jazz, quella che ha messo in un angolo la star Beyonce. Proprio lei che non voleva essere una star e non amava ciò che era artificiale. Incazzata in un’intervista radiofonica per quegli archi sintetici inseriti nel suo primo Frank che ha venduto più di 2 milioni di copie. Il mondo della musica è business e a lei il business non piaceva affatto. La musica e la composizione sono sempre stati il suo unico credo. Il suo rifugio.

A un certo punto del declino lei lo aveva chiesto. “Voglio fare un altro album! Fermate il tour!”. Ma il giro di soldi era troppo grosso perché chi le stava attorno se ne convincesse e così lei ha chiuso il giro (e anche il cerchio) alla sua maniera. L’unica arma che aveva per farsi ascoltare era mostrare il suo stato d’animo, esponendosi all’umiliazione (dal punto di vista del mondo intero e degli spettatori del suo docufilm), dissociandosi dalla realtà senza neanche prendere in considerazione la possibilità dell’umiliazione (dal suo punto di vista). Bene, volete che canti? Io vi avevo avvertivi! Deve essere stato questo il suo pensiero mentre la portavano in Serbia. Così diretta, vera, AMY… fino alla fine… quando ha cercato il calore delle amiche di sempre: “Sono tornata. Vi voglio bene”…

 

url-4Amy è tornata dalle sue amiche di sempre, Jiuliette (nella foto) e Lauren, 24 ore prima di iniziare il suo viaggio senza ritorno. In una sala vuota (non più di 100 persone in totale nel secondo giorno di programmazione), Amy. The Girl Behind The Name, sembra la risposta al caro, vecchio papà che ormai girava e raggiungeva la figlia anche in angoli di pace che lei ogni tanto scopriva (come quella St. Lucia dove doveva stare 6 giorni e ci è rimasta 6 mesi) sempre e solo con un videoreporter affinché viva o morta Amy fosse la garanzia della sua maledetta pensione.

Signor Mitchell Winehouse sa nessuno ha creduto alle sue lacrime davanti al cadavere di Amy e il botteghino, almeno qui a Napoli, le ha dato l’unica risposta possibile: un FLOP! È stato così come lo avrebbe voluto Amy: un pubblico intimo… pochi… tutti per lei! Come in quei club jazz che ama. Perché la vita è sì un “miracolo che ogni giorno si rinnova” (cit. Vasco) ma a ognuno di noi presenta sempre il giusto conto. Meditate, gente… meditate.

Francesca Scognamiglio Petino
Immagino la comunicazione come una donna affascinante e intrigante. Sguardo sicuro e deciso. Una donna che ama le sfide e ama vincerle!

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