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SANREMO 2016. La finalissima pop consacra gli Stadio con uno spettacolo tra gaffes e cartoon

Ci aveva abituati Gabriel Garko alle sgrammaticature e ai goffi tentativi di comicità, ma la bella valletta Mădălina Ghenea è riuscita addirittura a superare il collega di scena quando, nel tentativo di scherzare sulle eventuali storpiature del suo nome, ha finito col darsi della “maialina” da sola. Una significativa chiave di lettura, l’episodio in questione, di come è andata questa lunghissima serata finale della sessantaseiesima edizione del festival della canzone italiana, tra geniali uscite pop e gaffes un po’ meno geniali, nel segno di uno spettacolo che prova disperatamente a rinnovarsi e guadagnare terreno rispetto ai talent e ai nuovi format che determinano il mercato musicale. Così, mentre la gara dei big è andata avanti senza troppe emozioni, e con l’unica novità dei contributi di presentazione di colleghi musicisti, attori e altri personaggi dello spettacolo ad introdurre ciascuna delle canzoni, sono stati decisamente gli ospiti a colorire la finalissima. Parliamo dei tre tenorini de Il Volo, in un improbabile collegamento da New York che il ritardo della diretta ha reso, se possibile, ancora più grottesco, mentre ha convinto per intensità prima e ironia poi la performance dello scultoreo danzatore Roberto Bolle, che prima balla i Queen, poi la Cuccarini di “La notte vola”, in compagnia di Virginia Raffaele, vera trionfatrice del Festival nonostante il ventaglio esiguo di personaggi interpretati, guadagnandosi entrambi nientemeno che un tweet di complimenti dell’interprete originale. Cristina D’Avena canta Occhi di gatto, I Puffi, Kiss me Licia con gli arrangiamenti dell’orchestra, e il palco dell’Ariston si trasforma subito in una gigantesca madeleine proustiana, o in una discoteca di lusso.
0213_224129_finale-sanremo-2016-direttaGli attori ospiti sono invece Pieraccioni e Panariello: i toscanacci si ritrovano a casa Conti, per rubare loro una battuta di scena. I tre saranno insieme per una speciale reunion il prossimo 5 settembre all’Arena di Verona, e l’appuntamento dà il destro ai due comici per chiarire al presentatore che se lui dovesse dare forfait “ci portiamo Matteo Renzi”, a decretare definitivamente Firenze capitale d’Italia. Renato Zero è l’omaggio vivente alla musica italiana, col un medley di La favola mia, Più su, Amico, Nei giardini che nessuno sa, Cercami, Il cielo, I migliori anni della nostra vita, ma anche Il Triangolo e Mi vendo, ma non si risparmia una considerazione ambigua sulle “nuove” famiglie.

Per venire alla gara, apre la serie canora il vincitore delle nuove proposte Francesco Gabbani col brano Amen, mentre la prima presenza in video è Fiorello che presenta Francesca Michielin, consacrata poi meritoriamente seconda con la sua “Nessun grado di separazione”. L’ex Dear Jack Alessio Bernabei canta ancora “Noi siamo infinito” mentre i suoi ex compagni di band sono già fuori gara dalla serata precedente. La ripescata tra gli eliminati, una sola, è infatti Irene Fornaciari con la sua “Blu”, il brano comunque non convince ma la vocalità c’è ed è anche solida. Il giovane boss di “Gomorra – La serie” Genny Savastano, al secolo Salvatore Esposito, presenta, sempre in video, Clementino di “Quando sono lontano”, per la quale ci auguravamo un posto in podio: ne troverà sicuramente molti al sole dell’estate live. Mentre davamo quasi per scontato il podio per Patty Pravo e la sua “Cieli immensi”, introdotta per l’occasione dalla collega Loredana Bertè. Ficarra e Picone introducono il giovane Lorenzo Fragola con “Infinite volte”, mentre l’amico ed ex collega di talent J-Ax introduce la canzone “La borsa di una donna” che ricorda molto da vicino la temperie di Fiorella Mannoia.

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A rendere finalmente interessante la tenzone ci pensano ancora una volta quelli di Elio e le Storie Tese che arrivano vestiti e truccati come la band americana glam rock dei Kiss, e sono presentati nientemeno che da Mal, per un effetto grottesco, stavolta voluto, come sempre geniale. Arisa è introdotta da Giusy Ferreri e la sua “Guardando il cielo” mette in luce la sua bella vocalità, ma il brano non convince. è una canzone discreta, la sua voce splendida fa il resto. Qualcuno la vede ben piazzata, ma per le prime posizioni dovrà battere la concorrenza di tanti agguerriti colleghi. Annalisa con la sua “Il diluvio universale” è presentata da Francesco Renga, mentre gli Stadio, vincitori di questa edizione del Festival, sono introdotti dall’amico Carlo Verdone, a giocarsi la carta amarcord al sapore di “Borotalco”: “Un giorno mi dirai” è però una canzone bella, vibrante e impegnativa , in pieno stile Curreri maturo, che ha ben poco a che fare con la mitica “Acqua e sapone” di verdoniana memoria. ”Wake up” di Rocco Hunt è introdotta dal conterraneo Vincenzo Salemme e la performance è ancora una volta trascinante. Dolcenera si prepara a diventare giudice di talent e per il momento la introducono i futuri colleghi in The Voice, e vale a dire Raffaella Carrà, Emis Killa e Max Pezzali. Infine, in ordine sparso, la balalaika 3.0 di Enrico Ruggeri, in chiodo di pelle rossa, i terzultimi Caccamo-Iurato, col più sanremese dei pezzi di Sanremo 2016 (“Via da qui”) assieme a quello di Scanu, introdotti dal frontman dei Negramaro Giuliano Sangiorgi, lo stesso Scanu introdotto dal redivivo Fabrizio Moro con la canzone “Finalmente piove”, amatissima in rete e che certamente puntava a un nuovo podio.

La classifica che chiude questa edizione del Festival di Sanremo è comunque capace di sorprendere; oltre il podio che abbiamo già snocciolato, c’è, ad esempio, Enrico Ruggeri che arriva addirittura quarto, mentre gli Elii e la loro verve sono solo dodicesimi e Rocco Hunt nono.

Il premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo va ad “Amen” della nuova proposta Gabbani, mentre ai vincitori Stadio va anche il premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior musica e il Premio Sala Stampa radio-tv “Lucio Dalla”. La Pravo si aggiudica il “Mia Martini” dalla Critica. I giochi sono fatti, tutto rimandato alle uscite dei dischi, alle piazze e ai festival dell’estate e ai teatri dell’autunno. E naturalmente al febbraio 2017, con Sanremo ’67.

 

Rosa Criscitiello
Uno spettacolo si può preparare in un mese. Improvvisare, invece, richiede una vita. (Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009).

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