MOTORI DI RICERCA. Ecco l’informazione “mordi e fuggi”

Tra le tante innovazioni  che hanno cambiato la nostra quotidianità, il modo stesso di accedere all’informazione, c’è sicuramente la nascita dei motori di ricerca. Uno strumento che oggi diamo per scontato, ma che una ventina di anni fa avrebbe lasciato sbalordito anche il fondatore dell’enciclopedia Treccani. Ma vi ricordate come si faceva prima? Altro che Google, l’enciclopedia era un bene prezioso in ciascuna casa. Il primo segnale di questo suo ruolo di primo piano era nell’imponenza dei volumi e nella qualità dei materiali usati. L’enciclopedia era bella, anche per i bambini. Sfogliarla era un po’ come intraprendere un viaggio alla scoperta del mondo, tutte le informazioni erano lì, bastava cercarle. E poi l’enciclopedia si poteva toccare, era un qualcosa di materiale. E in qualche modo questo suo essere tangibile ti dava un senso di sicurezza. Oggi tutto è virtuale, velocissimo. Google, come altri motori di ricerca, ti aiuta nel trovare quello che cerchi (ammesso che lo si sappia cercare) e lo sbatte in prima pagina. Vuoi sapere cos’è una spingarda, in un millisecondo sai anche quante diverse varianti ne sono state costruite con tanto di foto. Ora Google ha anche introdotto un nuovo algoritmo: “Hummingbird” che è un po’ il successore di “Caffeine” (ovvero l’algoritmo che fu presentato dal colosso di Mountain View nel 2010). Ovviamente sulle sue caratteristiche Google mantiene il massimo riserbo ma “Hummingbird” porta con sé una grande innovazione: ogni volta che si invierà a Google un’interrogazione, il motore cercherà di contestualizzarla analizzando il significato delle parole presenti nella query. E, intendiamoci, è una cosa straordinaria. Il fatto, però, è che tutto ci arriva tanto velocemente che in un attimo è anche già passato. Si è perso il valore della ricerca. Del resto avere tutto è un po’ come non avere niente.

Raffaele Nespoli

Raffaele Nespoli
Chi non conosce la verità è uno sciocco. Ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht)

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