ATENEI A RISCHIO. “Impensabile chiudere le università. Nuovi piani strategici dalle Regioni”

Chiudere le Università in Italia, se pure si tratta di pochi atenei, darebbe il via ad un effetto domino senza ritorno. Sulla questione è in atto un vero e proprio scontro a livello politico nazionale come si evince dalle parole del ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza, che pochi giorni fa durante il Forum dell’Ansa risponde così al governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, favorevole alla chiusura di alcuni atenei (Bari, Messina e Urbino): «Rifiuto lo slogan che chiudere sia un valore: va chiuso qualcosa per aprire qualcos’altro, abbiamo bisogno di tante università. Piuttosto servono Piani strategici a livello regionale. Chiudere le università è irrealizzabile», ha proseguito il ministro. «Piuttosto ogni Regione deve avere un Piano strategico, solo così può pensare ad una razionalizzazione. Quello che ho potuto vedere è che le scuole lavorano in modo separato dalle Università, che operano separatamente dagli enti di ricerca, i quali si muovono in modo separato dagli incubatori. Dobbiamo ristrutturare – ha concluso la Carrozza – mettendo insieme tutto con dei Piani strategici regionali». Poi il ministro parla di moralizzazione dei concorsi e riferendosi alle polemiche di questi giorni sul concorso universitario di cardiologia alla Sapienza, affonda: «È inaccettabile che un docente dica di un ricercatore mi accompagnava a casa, dovrebbe caso mai essere il contrario e cioè che sia il professore ad aiutare il giovane». «E sono in particolare le facoltà di medicina quelle da cui mi arrivano le maggiori doglianze sui concorsi. Penso di chiamare i presidenti dei corsi di laurea in medicina e i rettori per avere una risposta: hanno ceduto al ministero questa responsabilità come se fosse di tipo burocratico, ma questo non è un problema del ministro, il mondo dei medici deve dare risposte su come si formano i medici».

Valerio Esca

Valerio Esca
Non credo in una vita ultraterrena; comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio. (Woody Allen)

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