THE KOLORS. Dall’hinterland a nord di Napoli alla copertina di Rolling Stone, l’epopea dei rockers di Cardito che vengono dal talent ma conoscono la musica vera.

A noi che siamo nati e cresciuti tra i comuni dell’hinterland a nord di Napoli, un’area che, a stretto giro, conta quasi 400.000 abitanti, tristemente balzata agli onori delle cronache per essere parte di quella tragedia ecologica e delle comunità meglio nota come Terra dei Fuochi, ci sembra ieri che cominciavamo a seguire la fortunata curva di Antonio Stash Fiordispino (voce e chitarra), Alex Fiordispino (batteria e percussioni) e Daniele Mona (sintetizzatore e percussioni), meglio noti come The Kolors. Ci sembra ieri che chiacchieravamo delle prime fortune milanesi di Stash e soci con Umberto Fiordispino, papà del cantante, il quale, musicista nei Rebus, gestiva, agli inizi degli Ottanta, una sala prove dove sono passati, tra gli altri, Tony Esposito , Sal Da Vinci e persino Pino Daniele; e a me sembra davvero ieri che scoprivo che il mio storico amico Attila (avete letto bene, è proprio il suo nome di battesimo) ha un “fratellino” che adesso suona il synth nella band la quale conquista, questo mese, il titolone di Rolling Stone, con in copertina il già iconico ritratto di Stash col bel volto completamente ricoperto di glitter scuri e il look ultra cool che fa il verso agli Ottanta e ci lascia fantasticare sul carisma da novello Bowie.

Stash Rolling Stone cover

“Ci dicevano che non saremmo andati da nessuna parte” titola, a proposito della band di Cardito, il leggendario magazine, e a noi ci viene, ancora una volta, da sorridere di gioia, perché questo qui è il sentimento dei più, da queste parti: “Quello che è successo là dentro io la considero gavetta vera. In sei mesi abbiamo fatto quello che avremmo fatto fuori in quattro anni”, dichiara Stash a proposito di Amici 14, il talent che li a visti trionfare; e a proposito di Maria De Filippi, il frontman dei The Kolors aggiunge: “Maria ci ha detto la cosa più rock’n’roll della vita. Al primo provino abbiamo portato un repertorio un po’ paraculo. Avevamo preparato “In ginocchio da te” di Gianni Morandi, una canzone dei Coldplay e poi il nostro inedito, “Everytime”. Finita l’esibizione, Maria si alza e ci dice: Si vede che in questo pezzo siete voi.
Nel caso doveste entrare, non voglio copie, voglio che facciate solo quello che siete”.  E, a prescindere dalle scuole di pensiero pro e contro-talent, non si può dire che Maria non abbia fiutato lo scarto di qualità rappresentato dai ragazzi di The Kolors, veri rockers con un bagaglio di ascolti importante e variegato, dal rock psichedelico dei Pink Floyd, che Stash scopre grazie a papà Umberto (e il nome Stash viene proprio dal testo di Money, contenuta nel mitico The Dark Side of The Moon), alla new wave di Cure e Joy Division, al post-punk pop degli Smiths fino ai suoni dell’elettronica di Justice, Mr Oizo e Soulwax. ”Siamo quelli che al martedì suonavano alle Scimmie (storico locale milanese) – prosegue Stash nell’intervista a Rolling Stones – ma il giorno dopo andavano a ballare la house di Miguel Campbell ai Magazzini Generali. Fondere questi due mondi non è una cosa studiata, ci è venuta così, un po’ alla c….o. E dire che, se un anno fa mi avessi chiesto dove mi sarei visto oggi, forse avrei detto a Londra, a provare a sfondare. Abbiamo bussato a tutte le porte e niente. Ci dicevano che non saremmo andati da nessuna parte”. E invece è solo l’inizio, ragazzi…rock on!

Rosa Criscitiello
Uno spettacolo si può preparare in un mese. Improvvisare, invece, richiede una vita. (Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009).

Articoli Correlati