STUPRATA E UCCISA. L’India piange l’ennesima vittima del branco

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Tante proteste e manifestazioni, un anno che qualcuno aveva definito di «cambiamento», ma alla fine per le ragazze indiane la strada verso un Paese giusto sembra ancora lunga.  L’ultimo episodio, terribile, disegna la triste fine di una ragazzina, una tredicenne violentata e poi bruciata viva dai suoi aggressori. Una bambina ancora troppo piccola per conoscere l’amore, che ha pagato con la vita l’“onta” della denuncia. Tutto è successo a Madhyagram, non lontano da Calcutta, dove la ragazza è stata attaccata per la prima volta il 26 ottobre da sei uomini nei pressi della sua abitazione. Come si legge dalle cronache, la violenza si è ripetuta identica il giorno successivo quando la giovane stava tornando a casa dal commissariato a cui aveva denunciato il primo stupro. Lo scorso 23 dicembre l’ultimo vergognoso capitolo di questa storia: due delle persone legate alle violenze l’ha aggredita nuovamente nella sua abitazione e, questa volta, le ha dato fuoco. Certo, qualcuno dirà che almeno adesso queste violenze sono venute alla luce, che adesso l’India sta attraversando il suo percorso di cambiamento, appunto. La morte della studentessa 23enne assalita su un autobus e deceduta proprio un anno fa non è stata vana. Ma quante altre ragazzine dovranno morire o essere stuprate prima che il cambiamento sia compiuto? Storie come queste non fanno onore ad una cultura antica e ricca come quella indiana. C’è poco da consolarsi anche a pensare che la commissione del governo per gli Affari economici ha approvato la proposta di installare i dispositivi sui bus e sugli altri mezzo di trasporto pubblici a tutela delle donne. Troppo poco pensando alla morte di una ragazzina innocente, e di moltissime altre, che non diventeranno mai una donne.

Raffaele Nespoli

Raffaele Nespoli
Chi non conosce la verità è uno sciocco. Ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht)

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