31 SALVITUTTI! LA STORIA DI SOLOMON CHE HA TROVATO UN PAPÀ E UNA MAMMA DI CUORE

image001Solomon ha spalle larghe e occhi di tigre. E non importa se è stato abbandonato a pochi giorni di vita. Prua dritta nonostante la deriva a cui sembrava destinato. Solomon è forte e indossa le sue cicatrici con la fierezza del guerriero. Divora il mondo con l’avidità di chi sa che avrebbe potuto non vederlo. Solomon inneggia alla vita col suo ballo che commuove e incanta. Solomon ha capito tutto. E a chi gli chiede se la sua “vera” mamma è morta lui risponde con infinita naturalezza che la sua mamma è viva e lo sta tenendo per mano. “Come sei bello. Non sei molto marrone. Come ti trovi in Italia? Chissà quanto ti mancano i tuoi veri genitori! Ma parli italiano?”. Quante domande idiote si è sentito rivolgere nei suoi primi 11 anni di vita. “Ma ti chiama mamma? E il tuo vero figlio come si chiama? Quanto l’avete pagato? Avete fatto proprio un’opera buona. Non c’era bianco? L’avete scelto proprio bello. Ma perché questa idea di prenderti un figlio non tuo? Quante frasi stupide abbiamo dovuto ascoltare. Quante risposte dolorose. Quante parole spese a coprire di balsamo ferite.

L’adozione porta con sé un deposito di memorie pronte a risvegliarsi; frasi apparentemente amichevoli, travestite da battute simpatiche che rischiano di far perdere il centro. I traumi cicatrizzano ma non guariscono. Cosa possiamo fare noi di fronte a questo bestiario di frasi fatte e pregiudizi? Il rimedio è sempre quello: quello fatto di pelle e respiri, di braccia attaccate e cuori all’unisono. E poi c’è lui. Il guerriero che un bel giorno inaspettatamente ti guarda profondamente negli occhi e ti dice: “Mamma, io sono nato quando tu mi hai abbracciato la prima volta”. E i mostri svaniscono. Trentuno salva tutti.

Marina de Luca di Melpignano
Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla. Martin Luther King

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