MARQUEZ E LA PAROLA. Storie d’amore e di vita piena

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È circolata su Facebook, già da prima che morisse, una lunga lettera d’addio attribuita a Gabriel Garcia Marquez ma che poi sua non era. Anzi, pare che l’avesse letta e definita “ridicola”. Ma seppure non scritta come ci si aspetterebbe da lui, era comunque un inno alla vita, bellissimo. Ed è rimbalzato sui social, questo falso testamento spirituale, quasi più delle citazioni stesse, tratte dai suoi libri: segno di una sete di parole che già non sa più dove andare a spegnersi, ora che il grande scrittore colombiano non c’è più. Perché Marquez era uno dei pochi, pochissimi scrittori viventi in grado di costruire un mondo con le parole, e di farci entrare dentro qualsiasi lettore, in qualsiasi parte dell’universo lo andasse a catturare con l’incanto della sua scrittura. E così, mentre ci si perde a ricostruire alberi genealogici, per capire tutte le connessioni di “Cent’anni di solitudine”, capita poi a un certo punto di fermarsi e di non voler più seguire le tracce ma solo sentire: suoni, odori, sapori di terre lontane ed estranee a noi, che lui ci ha donato con la pregnanza delle parole forti e semplici al tempo stesso, con questo suo linguaggio soave che dipinge, profuma, fa vivere. Io ho dovuto viaggiare poi, per cercare di capire se esistessero davvero, le cose che evocava, e le ho trovate, in Sud America, uguali a come me le aveva fatte immaginare. Solo Dante è stato capace di fare questo, prima.

È difficile scegliere tra i suoi libri, perché quelli della mia generazione con Marquez sono cresciuti e dopo, o durante, hanno letto le imitazioni e le brutte copie, e sono andati al cinema con la speranza che un film potesse restituire i suoi personaggi straordinari esattamente come ce li aveva fatti immaginare. Ma nessun film potrà mai essere bello come un libro, che è pieno della bellezza della nostra immaginazione, e men che mai come un libro di Marquez.

Se proprio dovete scegliere, rileggetevi per favore, “L’amore ai tempi del colera”, storia di Florentino che ama Fermina per tutta la vita, respirando solo per essere degno di lei. Marquez ha riportato l’amore al centro della letteratura, riuscendo a non banalizzarlo come pretesto narrativo ma a renderlo concreto, pulsante e ossessivo, vero in ogni momento, senza romanticismi, né idealismi, né astrattismi. Pregnante come le sue parole. Orgoglioso e forte, senza orpelli. Come era lui, che ci faceva viaggiare in cielo e ci riportava in terra, accompagnandoci per mano dentro alle sue storie con equilibrio e compostezza, con senso e tenacia. Marquez, l’ultimo grande scrittore dei nostri tempi.

Ida Palisi

Ida Palisi
I was in the middle when I knew I had begun.

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