INTERVISTA A ROBERTO BALDAZZINI. Prima, durante e dopo L’inverno di Diego.

INVERNO DI DIEGO COVER copia

“Inverno 1943. Dopo l’armistizio dell’8 settembre, l’Italia ha dichiarato guerra alla Germania, nasce la Repubblica sociale di Salò e scoppia la guerra civile. Nel frattempo, il giovane Diego Varruti deve scegliere da che parte stare: se combattere a fianco dei nazisti insieme al padre gerarca – fascista, oppure battersi con Luisa e i suoi compagni partigiani per una nuova Italia, libera e democratica”. Così Roberto Baldazzini  introduce ‘L’inverno di Diego. Le quattro stagioni della Resistenza’, la sua ultima opera prodotta dalla The Box, nuova etichetta del gruppo Fandango.  Protagoniste di questa graphic novel sono le scelte che affrontiamo nel momento in cui decidiamo di crescere, quando cerchiamo di spezzare e ricomporre equilibri. Una storia di vita, quella di Roberto Baldazzini, artista di grande talento ed anima gentile che ho avuto la fortuna di intervistare per i lettori di Lovepress.

Tutti gli articoli del Lucca Comics parlavano de “L’inverno di Diego” come di una delle proposte più interessanti del festival. Come hai vissuto questa esperienza? 

Augurale e promettente. Io e gli editori siamo stati contenti di come sono andate le cose! Era da diversi anni che non dedicavo i miei libri a Lucca. Vado tutti gli anni a firmare i miei libri ad Angouleme, in Francia, e cominciavo a sentire una certa nostalgia di casa. Ho vissuto i giorni del festival con il piacere di incontrare lettori e di scambiare opinioni con amici editori e colleghi!

“L’inverno di Diego” è il periodo blu di Baldazzini? Perché questa scelta?

Una scelta maturata lentamente, ci sono voluti anni perchè questo progetto prendesse corpo. Ora, con il risultato in mano, tutti gli anni passati a vedere e rivedere certi passaggi narrativi e a studiare i “colori” sembrano trascorsi in un attimo, invece…Con questa storia ho dato spazio a un personaggio maschile, erano anni che non lo prendevo in nota! Poi, il territorio, gli alberi e le montagne, la terra, la provincia dove ho vissuto tutta la vita. La neve che avvolge i personaggi nei loro drammi esistenziali, come nella mia prima storia a fumetti pubblicata su “Orient Express” nel lontano 1982, il personaggio principale era Alan Hassad con la sceneggiatura di Daniele Brolli. Il sottotitolo “Le quattro stagioni della resistenza” prevedono un seguito. Il mio desiderio è di raccontare, in altri tre episodi, il periodo della resistenza fino alla primavera del ’45. Ora che ho impostato il progetto spero di essere più rapido nel proseguire!

Qualche settimana fa R2 Cultura di Repubblica ha pubblicato i risultati dell’indagine “Romanzi disegnati. Rapporti sul graphic novel 2013″ in base ai quali gli italiani, nonostante il calo di vendite di libri, leggono sempre di più graphic novel. E’ corretto definire “L’inverno di Diego” graphic novel? Cosa pensi di questo fenomeno? 

Io me lo auguro che gli italiani leggano sempre più fumetti! Sì, “L’inverno di Diego” è una graphic novel! Una storia con dei contenuti che vanno al di là della semplice evasione, che spesso il fumetto tende a proporre sul piano commerciale. Faccio l’autore  da anni e mi viene naturale raccontare ciò che al mio animo preme di esprimere, ora ho le idee senz’altro più chiare e il mio desiderio va nella direzione di un impegno, anche sociale se riesco! L’aspetto positivo del fenomeno “graphic novel” sta nel fatto che si sono avvicinati al fumetto lettori che forse prima lo snobbavano, o non lo conoscevano sotto questi aspetti, e io spero che questa tendenza continui!

Sono una Baldazziniana di “primo pelo”…a proposito, come si chiamano i tuoi fan: baldazziniani, baldazzinini…?

Direi i miei “Baldi”…dai suona bene!…e le mie “Balde”! Baldo e Baldi si sono sprecati come miei soprannomi…

Dicevamo, sono diventata una tua fan di recente, e mi ha stupito moltissimo vedere nella gallery del tuo sito ufficiale (www.robertobaldazzini.com) un lavoro come “L’inverno di Diego”, se vogliamo definirlo un po’ più ‘impegnato’, accanto alle illustrazioni sadomaso, effervescenti e disinibite, di Aura e Casa HowHard. Chi è Roberto Baldazzini?

Ma certo, la storia di Diego mi ha permesso di raccontare altre parti di me, diciamo più dolorose e impegnative da sviluppare, come il conflitto tra un padre e un figlio.  In generale posso dire di essere riuscito a esprimere attraverso generi narrativi diversi la mia complessità di essere umano…e c’è ancora molto da esplorare! L’eros è stato una tappa importante per la mia crescita, insieme all’amore e alla comprensione degli altri: ho cercato di sondare e raccontare tutto quello che mi veniva da dentro, magari in maniera un po’ convulsa. Immaginari che dall’inconscio sono saliti ad un livello conscio, accessibili a una interpretazione creativa! Insomma ogni storia, ogni personaggio, è una tappa di un percorso di cui non conosco ancora il punto di arrivo!

Con Stella Noris, che si cimenta in un “film a fumetti”, possiamo parlare di meta-fumetto?

Stella Noris è un altro grande capitolo della mia esperienza di autore di fumetti. Creato insieme alla mia compagna di allora Lorena Canossa, mi ha fatto viaggiare nel fantastico mondo della Hollywood degli anni 40/50. Un immaginario che ho assorbito dall’assidua visione dei film americani in bianco e nero di quel periodo. Stella è un personaggio che interpreta film che diventano fumetti, nello stesso tempo la sua vita è un fumetto, lei è un personaggio dei fumetti, un gioco di scatole cinesi. Il volto di Stella nasce da quello dell’attrice Jeanne Crain, era soprannominata “mamma d’America” perchè oltre a recitare sfornava anche un figlio dopo l’altro! I miei attuali editori stanno pensando di riproporre la pubblicazione delle 5 avventure di Stella Noris: credo che ne verrà fuori un bel progetto.

Vogliamo parlare ai lettori di Lovepress delle tue performance creative in contemporanea alla tua personale presso lo Spazio Varroni Arte? Di cosa si tratta? 

Quest’anno a partire da settembre, dopo un’estate passata a dipingere, ho creato diverse situazioni creative: un’istallazione durante la rassegna musicale “Rock the Falda”, una mostra personale “Tra cielo e terra” presso lo Spazio Varroni Arte e per ultima la performance live “Così nasce un albero”. Situazioni che mi hanno portato fuori dal mio abituale ambiente di lavoro: lo studio.  Anche queste iniziative si sono sviluppate nel mio territorio, come ne “L’inverno di Diego” il confronto con le mie radici continua. Poi mi è piaciuto molto immergermi nell’esperienza del contatto con il pubblico.  In  questo ambito creativo l’albero diventa protagonista; la mia personale include sia le opere figurative, in cui rappresento splendide creature, ma anche una sezione particolarmente corposa nella quale si può godere della visione di alberi, dipinti di alberi neri, invernali.  La performance live consisteva nella realizzazione di un albero, un dipinto, bianco su nero, assolutamente improvvisato, con un accompagnamento musicale di Carlo Giugni. Risultato finale: un’evocazione inconscia del significato dell’albero legato alla respirazione. C’è un’essenza nell’albero che mi appartiene, c’è un qualcosa di naturale che mi accomuna con questa creatura, anche qui lo vado a scoprire lentamente. Sembra un’attività più di carattere pittorico che fumettistico, ma io credo che presto queste due espressioni si uniranno per “raccontare” qualcosa insieme.

Vi invito a seguire Roberto e le sue performance attraverso il suo sito ufficiale www.robertobaldazzini.com.

Federica Di Maio

Federica Di Maio
Fortunatamente, secondo la moderna astronomia, l'universo è finito: un pensiero consolante per chi, come me, non si ricorda mai dove ha lasciato le cose. (Woody Allen).

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