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IN VIAGGIO SUGLI APPALACHI. In mostra l’ultimo lavoro di Gregory Crewdson

Un viaggio da soli e la macchina fotografica come sola vostra compagna? Un percorso esistenziale alla ricerca dell’ispirazione artistica, affrontando condizioni metereologi che imprevedibili e temperature estreme, in luoghi isolati.  È quello che ha fatto Gregory Crewdson negli ultimi cinque anni, attraversando i monti Appalachi sulla costa sud orientale degli Stati Uniti. Partendo da motivazioni personali, per superare una frattura emotiva, e dimenticare.
Crewdson è tra i maggiori esponenti della staged photography, un genere basato sulla messa in scena e sulla narrazione. Il metodo di Crewdson è quasi cinematografico: la preparazione dello scatto è meticolosa e può durare anche mesi, coinvolgendo una vera e propria troupe che ha il compito di curare ogni dettaglio della lavorazione. Sul seti, in genere, sono presenti quasi quaranta persone.

Oltre al cinema, il principale riferimento artistico è la pittura europea dell’Ottocento. L’idea è quella di una scena  complessa ed elaborata, che abbia però una base di realismo. Il tema privilegiao è l’esplorazione dei drammi quotidiani dell’americano medio. “È per questo che l’ambientazione delle mie foto deve risultare familiare, con i costumi, l’arredamento e i soggetti scelti. Sono poi la luce e il colore a caricare la scena con un’altra atmosfera”, spiega Crewdson.
Il suo progetto “Cathedral of the pines” (dal nome del sentiero che ha percorso  sulle montagne del Berkshire) trasforma il paesaggio fisico in rappresentazione simbolica della psiche, pur mantenendo un’estetica realista. In mostra alla galleriaGagosian di New York fino al 5 marzo 2016.

Piera Boccacciaro
Cosa conosciamo? Cioè cosa siamo sicuri di conoscere, o sicuri che conosciamo di aver conosciuto, se pure è conoscibile? Mio Dio, è già così difficile non perdersi a Chinatown...

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