UNA CHIACCHIERATA CON BOB CORN. Il folk singer emiliano inaugura la Gentle Hour di spazio Nea a Napoli.

bob

Bob Corn è il nome d’arte, ironico e pregnante, di Tiziano Sgarbi, classe ’68, di San Martino Spino, provincia di Modena, autentico folk singer che coniuga nella autentica ispirazione americana il sentimento popolare della sua terra, prezioso e quasi inconscio sottotesto.
Stasera alle 21 Bob sarà a spazio Nea, nel cuore del centro antico di Napoli, e suonerà i brani dai suoi sei album all’attivo, compreso l’ultimo, “ Songs to the wind”, del 2012, l’anno del terribile terremoto dell’Emilia che si è abbattuto, con la sua potenza distruttrice di luoghi e abitudini, anche sulla sensibile riflessione del songwriter. Abbiamo chiacchierato con Bob di musiche e terre, e abbiamo scoperto un animo speciale.

Bob, tu cominci negli anni ’90 coi Fooltribe, suonavate il grunge: cosa hanno rappresentato quegli anni e quella atmosfera per te?

Approdavo al grunge direttamente dal grande rock degli anni Sessanta e Settanta, la psicadelia e l’hard rock in particolare; il grunge le coniugava con quell’attitudine punk che non riguarda anfibi e teste rasate, ma piuttosto tecnica scarsa e racconto in musica nudo e sbilenco. Caratteristiche che riconosco appieno pure al mio folk di riferimento. Potrei dirti che il grunge era il mio folk con le chitarre elettiche; ma non tutto il grunge, attenzione; i Nirvana sono stati gli unici ad essere autenticamente punk, in questo senso, mentre esperienze come quella dei Pearl Jam mi apparivano “conservatrici” già allora.

Della musica di Bonnie Prince Billy, che nomini tra le tue fonti di ispirazione, di dice “post-punk”; tu vieni dall’Emilia dei CCCP e il tuo album d’esordio descriveva, nel titolo, un punk triste e pasta a colazione. Qual è il ponte, se ce ne è uno, tra l’Emilia Paranoica e le voci dell’America post-rurale, post-popolare, post-contemporanea?

Non posso parlarti di una operazione cosciente; come tutti in quegli anni ho ascoltato Lindo Ferretti e con loro sentivo di potere condividere quell’attitudine punk che descrivevo prima. Questa cosa, e la tensione al racconto che, anche quando è intimo, porta sempre in se una riflessione più ampiamente socio-politica, possono forse essere riconosciuti come il ponte che immagini.

Hai all’attivo 5 album e il tuo ultimo lavoro si intitola Songs to the wind, del 2012, uscito poco prima del terribile sisma che ha colpito l’Emilia nel  2012.

Il sisma ha colpito in maniera diretta me e la mia famiglia, strappandoci cose ed abitudini ma pure riavvicinandoci come mai avrei detto in questa fase della mia vita. I posti fisici dove ho composto le canzoni dei miei sei album non esistono più, e questo è stato destabilizzante, ma questo rinnovato stringermi alla mia famiglia di origine mi ha regalato un calore indispensabile per ricominciare.

Bob, un’ultima domanda: credi che ci sia una musica popolare oggi in italia in grado di corrispondere alla contemporaneità e raccontare il presente?

Non vedo in giro molto che sia davvero in grado di sfuggire al mainstream, ma cercatevi Fabian Riz: friulano, canta in friulano (come scriveva Pasolini, cercando la sua Italia, ndr), fa il vino e ancora più volentieri lo gusta. Lui è una fonte vera d’ispirazione.

Rosa Criscitiello

Rosa Criscitiello
Uno spettacolo si può preparare in un mese. Improvvisare, invece, richiede una vita. (Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009).

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