SLY & THE FAMILY STONE. Il ritorno con “Higher”, antologia delle radici sporche e sexy del funk

Posted On 16 set 2013
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Fuori lo scorso 27 agosto 2013 per Epic/Legacy il box antologico, composto da quattro dischi, intitolato Higher, che ripercorre l’inafferrabile percorso di Sly Stone, al secolo Sylvester Stewart, nell’anno del suo settantesimo compleanno, e del suo collettivo familiare e musicale, a suon di super-classici ma pure di unissued e persino di preziosi mono single master, che ci raccontano di una band dedita a prove interminabili fatte di arrangiamenti stravolti, spesso per gioco o per scommessa, in pieno street style. Sly Stone è stato un frontman incredibile: polistrumentista già ad undici anni, alle superiori fu accolto nei Viscaynes, band composta da bianchi ed asiatici, e da essa mutuò l’idea del collettivo multirazziale che poi fu Sly & The Family Stone, tanto più sopra le righe perché composto da strumentiste di colore come la trombettista Cynthia Robinson, musicisti bianchi e neri freak. Il titolo sembra riannodarsi appassionatamente con quello di High on You del 1975, album accreditato già al solo Sly; ed Higher sembra in effetti mostrare una vocazione particolare per i Settanta inoltrati della band che ha inventato il funky restando sempre un passo indietro il suo amalgama pop e preferendo alla mescolanza ed alla confusione dei generi la gloria incandescente di suonare tutti gli stili contemporaneamente per vedere, letteralmente, l’effetto che fa. Nell’anno della (magistrale) svolta funk-patinata di Daft Punk e del loro Random Access Memory è magnifico ascoltare ancora Sly che, dalle tracce di Higher, incinta la sua Family musicalmente e verbalmente e questa rispondere alla sua temperatura emotiva, condotta dai giri di basso, suadenti e cavernosi, di Larry Graham. Lunga vita al funk!

Rosa Criscitiello

Rosa Criscitiello
Uno spettacolo si può preparare in un mese. Improvvisare, invece, richiede una vita. (Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009).