MINCHIA GIORGIO. Ci hai fatto ridere, commuovere e avere paura. Muore Faletti, attore, cantante e autore del best seller “Io Uccido”: era malato da tempo

giorgio-faletti-morto

“A volte immaginare la verità è molto peggio che sapere una brutta verità. La certezza può essere dolore. L’incertezza è pura agonia”. L’ultima frase, l’ultimo graffio Giorgio Faletti lo ha affidato al suo profilo Facebook. Poi la morte lo ha portato via con sé, strappandolo al mondo che lo ha amato e che negli anni ha imparato ad apprezzare i suoi libri, la sua ironia ma anche la capacità interpretativa e la musica. Era ricoverato da 3 giorni alle “Molinette” di Torino ma il suo corpo si è arreso dopo aver lottato contro un cancro aggressivo ai polmoni che aveva affrontando anche sottoponendosi a lunghe cure a Los Angeles. Faletti, nato al derby di Milano come tantissimi suoi colleghi cabarettisti, ha raggiunto la notorietà con il personaggio di “Vito Catozzo” a “Drive In”, l’improbabile guarda giurata col figlio gay. Poi l’emozionante esordio come autore a San Remo, dove nel 1994 commuove con la canzone “Signor tenente” che arriva seconda ma vince il premio della critica. Tante le canzoni scritte per grandi interpreti  (Mina, Milva, Fiordaliso e Gigliola Cinquetti).

Nel 2002 sorprende, ancora, ma stavolta la critica editoriale, con un libro ad alto tasso di suspense, carico di tensione, dal titolo evocativo “Io uccido”. Pagine che diventano porte che si aprono sul mondo malato e deforme di un serial killer, geniale e spietato, capaci di far rimanere incollati i lettori inchiodandoli a un record di vendite che supera i 4milioni di copie. L’anno dopo offre alle stampe “Niente di vero tranne gli occhi” che vende 3,5milioni di copie, altro thriller scritto in maniera intensa e coinvolgente.

Poi una serie di nuove pubblicazioni e il successo al cinema, con un personaggio “cattivo”, quello spietato professor Martinetti, in “Notte prima degli esami” (2006). L’insegnante di italiano che tormenta Luca (Nicolas Vaporidis) prima di legarsi al ragazzo, mostrando straordinarie doti interpretative anche davanti alla machina da presa. Fino ad allora solo comparse, in film di scarso successo, ma nel 2009 Tornatore lo volle anche nel suo “Baarìa”.

L’ultima volta a Napoli, alla Feltrinelli di piazza dei Martiri per presentare “Tre atti e due tempi”, un libro delicato, romantico, sul gioco del calcio. In quell’occasione gli chiesi perché “Io uccido” non fosse mai diventato un film. Mi rivelò che i diritti erano nelle mani del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis. Lo disse guardandomi con quei suoi occhi azzurri, cristallini. E mi disse: “Spero di vederlo realizzato, me lo hanno promesso tante volte”.

Pier Paolo Petino

Pier Paolo Petino
Mi emoziona l'impresa sportiva, l'uomo che supera i propri limiti e vince. Lo sport come metafora della vita, raccontarlo è la mia passione.