LAMPEDUSA DIVENTA UN GULAG. L’Ue dice stop agli aiuti per l’Italia

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Nudi al freddo come nei campi di concentramento. Le immagini del video choc dei migranti nudi al gelo nel centro di accoglienza di Lampedusa continuano a far discutere e spingono l’Ue a denunciare l’apertura di un’indagine e lo stop degli aiuti all’Italia. Nel filmato mandato in onda dal Tg2 viene documentata la procedura di disinfestazione adottata nei confronti dei migranti sbarcati sull’isola di Lampedusa. Le immagini mostrano gli immigrati messi in fila e nudi, al gelo, per essere sottoposti al trattamento contro la scabbia. Le riprese sono state fatte con un telefonino dagli stessi migranti. Uno di questi commenta il video. Per il responsabile è soltanto una messa in scena. «Il trattamento che noi stavamo facendo, previsto da un protocollo, stava durando da un’ora e mezza e a un certo punto alcuni immigrati si sono spazientiti, si sono spogliati e hanno chiaramente inscenato quanto si vede». Lo dice Cono Galipò, l’amministratore delegato della cooperativa “Lampedusa Accoglienza”, intervistato da Radio Città. Intanto in attesa che l’Ue ci levi gli aiuti anche la procura di Agrigento ha aperto un fascicolo per violenza privata e maltrattamenti nei confronti di persone sottoposte a cura e custodia. Le immagini del trattamento nel centro di detenzione di Lampedusa sono «spaventose e inaccettabili» e la Ue «ha già cominciato una indagine». Lo dichiara la commissaria europea Cecilia Malmstrom annunciando che «non esiteremo ad aprire una procedura di infrazione per assicurarsi che gli standard europei siano rispettati». Insomma dire che sia una messa in scena è come dire che un fuorigioco di un metro e mezzo sia un’azione regolare. Per fortuna ci sono le immagini che testimoniano i fatti e alle sequenze non è concesso il beneficio del bluff. Dall’altro lato c’è la vergogna disumana di un trattamento da lager nazista, che neanche nei peggiori gulag. La repubblica dell’accoglienza incivile.

Valerio Esca

Valerio Esca
Non credo in una vita ultraterrena; comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio. (Woody Allen)

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