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L’ADDETTO STAMPA DEL SAN CARLO DEV’ESSERE DI “INNATA GENTILEZZA”. E si scatena la rivolta delle “cesse”

Che rassegna stampa copiosa questa mattina!!! L’addetto stampa del San Carlo dev’essere di “innata gentilezza”. Ed è polemica. Non vi siete neanche sforzati, anestetizzati e poco fantasiosi, di trovare un titolo diverso, accattivante, intrigante. Tutti i titoli uguali. Tutto un “copia e incolla” di agenzia. Nessuno che sia andato oltre. Si duplicano commenti idioti su Facebook, un merdaio tecnologico con cui Mister Mark Zuckerberg ha reso reale il sogno dei bambini arguti di essere il cattivo che possiede il mondo. E non sto divagando. Sto sperando nella connessione di due neuroni che generi una riflessione.

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Se invece di soffermarvi su una definizione letterale di gentilezza (lo si evince dai copiosi: “eh no… ora dev’essere maleducato”), foste andati un tantino oltre, miei cari colleghi, avreste capito il vero senso della “gentilezza” richiesta dal bando. Addetto stampa gentile. Non solo nei modi (che pure andrebbe sottolineato, visto che gli addetti stampa dimenticano troppo spesso il loro ruolo: curare l’immagine mediatica di altre persone o altre realtà, il che vuol dire agire in nome e per conto di (miss, mister, place, soul)… il nostro posto è “dietro le quinte” o in regia e mai sul palcoscenico) ma anche nell’aspetto, nella cura che si presta alle mani, ai capelli, allo stile, alla naturale (così dovrebbe essere) inclinazione a curare le pubbliche relazioni. Deve amare quello che fa oltre se stesso l’addetto stampa fino a sentire quell’immagine o quella realtà sua. Talmente sua da pensare solo ed esclusivamente al suo benessere, alla sua crescita, orgoglioso e fiero di esserne l’artefice (della crescita mediatica). Una realtà investe su se stessa e scommette sull’addetto stampa e deve vincere. L’addetto stampa deve trovare il modo giusto e accattivante di comunicare questa realtà e i suoi sforzi.

L’addetto stampa deve essere gentile sempre. Deve rispettare tutti i colleghi, senza distinzione di testate di serie A e serie B. Deve prestare la stessa attenzione e la stessa cura alle testate di grido e alle ultime arrivate (proprio nel senso di appena nate) senza perdere di vista il suo obiettivo: tutelare, rappresentare e crescere insieme alla realtà che ha riposto fiducia in questa figura professionale.

Con ognuno si inizia un cammino… e il sogno di ognuno diventa il tuo (in termini di intensità di dedizione).

Ebbene sulla vicenda del bando San Carlo vi siete distratte un attimo mie care “cesse” (uomini e donne indistintamente: avete avuto tutti l’identico comportamento di brutte comari di paese che vedono una strafiga in un paesino dove le donne hanno ancora i baffi sulle labbra: immaginate Monica Bellucci nella pubblicità D&G, se non erro… se no, correggete commentando sulla pagina Facebook Lovepress… non ho voglia di googlare). Vi siete distratte perché… non siete gentili. Siete aride, isteriche, frustrate, inacidite da una vita che non vi sorride più o vi sorride troppo poco.

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Mentre voi vi distraete a ciarlare, qualcuna è già andata a capire come fare per sostenere l’esame di Storia della musica. L’unico requisito che le manca tra quelli richiesti dal bando. E qui scatta il link con Facebook, meccanismo diabolico innescato dalla mente di un bambino che guarda i cartoni animati. Mentre tutti vogliono essere i supereroi buoni, lui, bimbo Zuck, immagino, desiderava essere il cattivo che conquistava il mondo.

Così mentre due bimbi che si incontravano alla festa di carnevale vestiti da Batman si prendevano a pugni, lui osservava. E non voleva essere Batman. In tutto quel caos, tra tutti quei tanti Batman, copiosi, noiosi, lui sceglie di essere Joker il signore del male… e vince.

Vince perché setta il suo cervello su una modalità diversa. Una modalità creativa. E in fondo, il mondo lui lo conquista eccome. Vince perché non è una triste comare cessa di paese e mentre tutti sono impegnati a puntare i pugni e sparare ragnatele sui grattacieli, lui studia e crea il suo Oceano Blu. Ha vinto. E ha vinto il bando del San Carlo. L’addetta stampa deve essere di innata gentilezza, che vuol dire tante cose. Vuol dire un bel sorriso, due occhi che brillano, mani curate, amabili modi e un bel paio di gambe (punto su una donna!).

Francesca Scognamiglio Petino
Immagino la comunicazione come una donna affascinante e intrigante. Sguardo sicuro e deciso. Una donna che ama le sfide e ama vincerle!

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