GLI ALFABETI DELLA MORTE. L’isola di Ischia in un thriller mozzafiato scritto da Eduardo Cocciardo

copertina alfabeti della morteUna storia torbida ambientata nel dopoguerra, l’isola di Ischia e un giallo da risolvere. “Gli Alfabeti della Morte” (Arpeggio Libero Editore), è un romanzo atipico scritto da Eduardo Cocciardo. L’autore, attore teatrale e regista, firma quasi la sceneggiatura di un film dove il noir si mescola alla storia con un pizzico splatter. Il libro possiede poi un finale tutto da scoprire, come in ogni giallo che si rispetti.

Come nasce questo romanzo?

“Gli Alfabeti della Morte” nasce da due esigenze diverse ma complementari: cimentarmi in un genere che ho sempre amato, fin da bambino – il thriller – e raccontare in modo nuovo, direi inusuale, la mia isola, Ischia, facendola diventare metafora universale di alcuni meccanismi diabolici che sottendono il vivere sociale in tutto il mondo civilizzato. Le due esigenze sono complementari perchè dopo molti anni vissuti fuori dall’isola, una volta che ci sono tornato, è stato anche un po’ come ritrovare i fantasmi del passato, della mia infanzia e della mia adolescenza. Ma il romanzo nasce anche dalla voglia di raccontare la Napoli e l’Italia dell’immediato dopoguerra, in un cortocircuito storico che, dopo la liberazione e l’avvento di un sistema democratico, ha pian piano generato tutte le contraddizioni e le ingiustizie sociali successive. Per chi come me viene fondamentalmente dal teatro comico (il mio grande punto di riferimento è sempre stato il grande Massimo Troisi, a cui ho dedicato la mia prima pubblicazione, il saggio “L’Applauso interrotto”) non va visto come un deragliamento questo interesse per il thriller ed il noir: in fondo parliamo di due meccanismi di scrittura, la commedia ed il mistero, che collimano in più punti, innanzitutto esorcizzando paure ataviche e costringendo un autore/attore a doversi confrontare con gli scheletri che si porta dietro da sempre.

Come definisce Gli alfabeti della morte: un giallo, un thriller?
Il racconto ha una veste da thriller ma un’anima da romanzo storico, perché vengono evocati accadimenti e personaggi che hanno segnato un’epoca, e solo a proposito di Ischia, si ritrovano molti degli artisti e degli intellettuali che negli anni ’50 gravitavano attorno al Bar Maria, un piccolo caffè storico di Forio d’Ischia.

Ci parla della trama e del protagonista? Siamo nel 1956. L’ex commissario di Pubblica Sicurezza Armando Santoro esce dal Carcere di Poggioreale, dove è stato detenuto per otto anni con l’accusa di aver ucciso sua moglie. Armando è un ex partigiano. È stato in prima linea durante le quattro giornate napoletane, ed ora, nella nuova Italia che sta nascendo, sembra non ritrovare le radici essenziali della sua lotta. Il suo arresto era quasi coinciso con la risoluzione del suo caso più difficile: il tatuatore, un assassino seriale che aveva brutalmente ucciso donne di grande potere. Tornato libero, Armando non ha dove andare, è costretto a ricominciare da zero. Perciò decide di seguire il consiglio di un giovane monaco che era andato più volte a fargli visita in carcere: andare sull’isola d’Ischia, l’unico posto dove avrebbe trovato pace. Ma qui lo attende un incubo quasi peggiore di quello del tatuatore.

Da regista e attore, potrebbe trasformarsi in una sceneggiatura?
Non c’è dubbio che si tratta di una storia perfetta per il cinema. E sarebbe bellissimo trasformarla un giorno in una sceneggiatura. Il problema è che il film avrebbe costi di un certo tipo…quindi dovrei prima sognare che arrivi qualche produttore a propormelo.

Recentemente ha realizzato un cortometraggio dove l’horror si mescola alla commedia: un esperimento bizzarro
“La Mezzanotte Rossa”, è una parodia horror, sequel della fortunata “Mezzanotte Bianca” (Fi Pi Li Horror Festival, Ischia Film Festival, Imperia Video Festival 2013). Il sedicente regista horror Adriano Cacciapuoti ed il suo maldestro e pavido cameraman Tonino, sono alle prese con un improbabile prete esorcista ed un virus demoniaco che si contagia tramite morso. L’obiettivo non era quello di mescolare i due generi, commedia ed horror, ma di metterli entrambi sullo stesso piano, fedeli al proprio linguaggio peculiare, creando un attrito che avrebbe dovuto accrescere le potenzialità espressive di entrambi.

Per gli appassionati del genere, “La Mezzonatte Rossa” verrà proiettato venerdì 12 febbraio alle 19 presso EvaLuna Libreria Cafè, in un evento organizzato in collaborazione con L’Associazione Artisti Uniti Il Carro. (Soggetto, sceneggiatura e regia di Eduardo Cocciardo, direzione della fotografia di Gaetano Amalfitano, riprese e montaggio di Cinzia Razzano, make up di Teresa Iodice).

Gli alfabeti della morte
Eduardo Cocciardo
Arpeggio Libero Editore
Pp 440
Euro 21

Enrica Buongiorno
Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!

Articoli Correlati