FOJA. Chiacchierata semiseria (ed una novità in esclusiva) raccontando il nuovo album “Dimane torna ‘o sole”

 

dimane torna o sole cover webIncontro i Foja (Dario Sansone a testi, voce e chitarra, Ennio Frongillo alla chitarra, Giovanni Schiattarella alla batteria e Giuliano Falcone al basso) negli studi di Stella Film a piazza del Gesù, ad una ventina di minuti dallo showcase allo spazio NEA dello scorso martedì 12 novembre, nell’ambito del quale la formazione di “ ‘Na storia nova “ (Materia Principale/Fullheads 2012), ha presentato al pubblico “Dimane torna ‘o sole” (frutto della join venture tra la label Full Heads, Graf/Mad Entertainment per la produzione ed Audioglobe per la distribuzione): 13 canzoni di rock blues newpolitano bello sporco di suggestioni “desertiche” ed intuizioni alt-country sempre declinate in chiave personalissima, grazie anche allo sviluppo autoriale delle liriche di Dario Sansone, giovane quanto autentico cultore della musica e della lingua di Napoli. Denuncio subito la volontà di volere appoggiare lo stetoscopio sopra il respiro di “Dimane torna ‘o sole” e, sorprendentemente, non vengo mandata al quel paese. Quattro domande, dunque.

- “ ‘Na storia nova “, il precedente album, godeva della produzione musicale di Fabrizio Fedele, storico chitarrista degli Osanna, e si caratterizzava per la sensibilità obliqua e drammatica, forse rapportabile alla cifra prog-mediterranea di Fedele. Cosa ha invece portato Claudio Domenico degli Gnut, che ha co-firmato con voi la produzione artistica di questo nuovo lavoro?

- Dario: Già in fase di composizione, le canzoni di “ ‘Na storia nova “ hanno richiesto, per loro natura, quel taglio decisamente rock e quei toni cupi che Fabrizio è stato in grado di assicurare al disco; con Claudio ci siamo avvicinati di più al nostro gusto originale, ed inoltre la sua presenza ha aggiunto dei tocchi di eleganza agli arrangiamenti. Inoltre, io ho un disco con Claudio, come Tarall&Wine (“L’importante è ca staje buono”, 2013), dunque si è pensato di mettere a frutto una conoscenza ed un feeling già approfonditi dalla mia esperienza e che poi si sono felicemente estesi a tutta la band.

- Hanno gia (ed illustremente!) colto il mood alt-country di questo lavoro facendo il nome dei campione del genere, i Lambchop; io invece vorrei fare con voi il gioco delle macchie di Rorschach, ma sottoponendovi un elenco di suggestioni musicali che mi sono venute in mente mentre vi ascoltavo: Bennato, Calexico, Warren Ellis, Buonocore, Negrita, Songs: Ohia, Soundgarden, Pearl Jam.

- Dario: c’è una canzone spudoratamente country, quella con Gino Fastidio.
- Io: quella con Gino e Libera Velo?
- Tutti: si
- Si…io direi anche bluegrass.
- Tutti: ah! Ne capisci di musica, che bello! (gongolo…)
-Dario: ha detto più che bene chi ha segnalato il gusto “americano” e blues-bianco del disco, e nel caso del pezzo con Gino si è trattato di noi che abbiamo assecondato quello che è venuto fuori da lui a ruota libera davanti ad un microfono. Nel caso degli spunti musicali che proponi tu, in Buonocore non riusciamo a riconoscerci musicalmente ma forse qualche cosa è passata per osmosi, dal momento che ha registrato nello stesso studio dove abbiamo chiuso l’album. Negrita è decisamente un modello un po’ troppo derivato per essere una referenza diretta. Da Bennato non si può prescindere, mentre con Calexico c’hai decisamente “preso”. Aggiungerei Neil Young, che oggi compie 68 anni, nel giorno della morte di Mario Merola, sette anni fa; così chiudiamo il cerchio tra Napoli e gli States.

- Dal punto di vista delle liriche e del senso dell’album: è ancora possibile coniugare la cifra poetica del racconto dell’individuo con la denuncia aperta ed il racconto della città e delle sue ferite fisicamente intese?

- Sono cambiati i termini della denuncia e della militanza: c’è una canzone, “Da quale parte staje”, che inizialmente avrebbe dovuto essere il titolo dell’album, della quale il ritornello chiede se si vuol stare dalla parte di chi vuole essere contento o da quella “e chi nun se ne importa e niente”. Ci interessa, esattamente questo, porre domande ad una generazione, la nostra, che soprattutto corre. Noi siamo i figli degli anni novanta, dell’esperienza incendiaria di 99 Posse ed Almamegretta, e oggi crediamo che dentro questa frammentazione della politica e della partecipazione alla collettiva la poesia in senso stretto possa rappresentare un nuovo strumento di espressione del disagio e della speranza.

- L’ultima domanda: il rapporto con Alessandro Rak.  Perché i Foja si sentono così bene raccontati dal tratto dell’autore del clip di “’O sciore e ‘o viento” (oltre mezzo milione di visualizzazioni su youtube) e della cover di “Dimane torna ‘o sole”, del quale il lungometraggio “L’arte della felicità” è stato scelto per aprire l’edizione 2013 della Mostra del Cinema di Venezia?

- Giuliano: l’arte di Alessandro parla da sola, anche coi lavori che hanno preceduto quelli realizzati per noi, che abbiamo avuto poi il privilegio di poterci identificare nel suo immaginario. Siamo amici da tempo e gli abbiamo lasciato la libertà di scegliere cosa rappresentare della nostra musica: è stato lui ha scegliere di animare  “’O sciore e ‘o viento” (noi nemmeno lo avevamo scelto come singolo) così come ha scelto in completa autonomia di animare quello che sarà, anche sulla scia del suo lavoro, il prossimo singolo dell’album. Ma non possiamo dirti qual è, è una sorpresa.
Beh, facciamo che se indovini te lo diciamo.

- Mmmh, non so…”Donna Maria”

- Si’ o mostr (Sei grande!)!

Grazie ragazzi, anche per me è stato divertente. E decisamente bluegrass.

Rosa Criscitiello

Rosa Criscitiello
Uno spettacolo si può preparare in un mese. Improvvisare, invece, richiede una vita. (Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009).

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