FEMMINICIDIO. Una parola da cancellare

femminicidio

Navigando tra i siti e i blog che riempiono la rete, l’attenzione viene rapita da alcune parole che si ripetono sempre uguali, senza soluzione di continuità: «Femminicidio, giornata mondiale contro la violenza sulle donne». Articoli, foto, commenti, per un evento che ha catalizzato l’attenzione dei media che spesso hanno scelto di realizzare servizi montati ad arte, con tanto di colonne sonore “strappalacrime”. Tutti parlano di orgoglio, dignità, amore. Basta però fare la stessa ricerca in un giorno qualsiasi dell’anno per vedere che gli annunci sono rimasti tali, e alle parole “orgoglio”, “dignità” “amore” se ne sono sostituite altre: “paura”, “vergogna”, “morte”. Ed è a questo punto viene da pensare all’importanza di una sola cosa: evitare che una giornata “contro” diventi la scusa per lavarsi la coscienza nei restanti 364 giorni dell’anno. Il “Femminicidio”, parola odiosa almeno quanto il crimine che descrive, non è nell’atto dell’uccisione di una donna. Quello è solo il momento visibile di una tortura iniziata prima, l’epilogo di una storia che spesso nessuno ascolta. L’altro crimine, non meno grave, è nell’aver ignorato la voce di quelle donne che hanno avuto il coraggio di chiedere aiuto, nell’aver fatto finta di non saper leggere i segni sul volto di quante, quel coraggio, non lo hanno mai trovato. In Italia sembra essere sempre così, a puntare il dito non ci si mette niente, poi però quando si tratta di agire è tutto diverso. Ora qualcosa sta cambiando, ma non è che tutto si è risolto. Va bene commemorare, creare simboli e valorizzare il coraggio. Anzi è fondamentale, però non basta. Il modo migliore per onorare la memoria delle centinaia di mamme, fidanzate e mogli che sono state brutalmente uccise è quello di continuare ogni giorno  con i fatti. Il modo migliore, forse, è riuscire a cancellare dal vocabolario questa orribile parola.

Raffaele Nespoli

Raffaele Nespoli
Chi non conosce la verità è uno sciocco. Ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht)

Articoli Correlati