DALLA BRONTE ALLA ARGOV. L’amore in letteratura è sotto il segno dell’autostima

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«Credete che solo perché sono povera, oscura, semplice e piccola io non abbia né un’anima né un cuore? Ho un’anima come voi ed un cuore grande come il vostro e se Dio mi avesse donato bellezza e denaro vi avrei reso difficile lasciarmi, così com’è difficile per me lasciare voi. Non vi parlo attraverso le mie carni mortali, è il mio Spirito che si rivolge al vostro Spirito, come se avessimo visto la morte e fossimo ai piedi di Dio, uguali come siamo». Non c’è paragone che tenga, di fronte a Jane Eyre. Potrei dire che la sua intensità emotiva ha rivoluzionato l’arte del romanzo, e che quello che ha scritto Charlotte Brontë nel 1847 è attuale ancora oggi, tanto da essere considerata una proto-femminista, oltre che l’antesignano letterario di scrittori come Proust e Joyce. Potrei, ma mi preme consigliare il libro a prescindere dalle sue numerosissime doti letterarie: la virtù di Jane Eyre è la sua diversità, talmente particolare da rivelarsi irresistibile. Il suo essere così poco glamour eppure la femmina più appetibile dell’universo. La Brontë ci racconta come una governante scialba e senza particolari grazie, sia dotata di una tale indipendenza, passionalità e forza di carattere da renderla capace di attirare l’amore eterno di un uomo unico, Mr. Rochester: cinico, conflittuale, emotivamente instabile, autodistruttivo, ma anche straordinariamente seduttivo e attraente (nell’ultima versione cinematografica, ha il volto di Michael Fassbender). Proprio come ci immaginiamo il Principe Azzurro oggi, più o meno. E questa signorina che oggi non avremmo alcuna difficoltà a definire una “sciacquetta” se lo tiene in virtù di una sola cosa, più forte di tutte: la sua autostima. Per cui Jane Eyre è il libro da consigliare per chi a San Valentino si sente il lato buio della Luna, e si guarda allo specchio solo per trovarsi qualche brufolo in più. È da consigliare a chi crede che per avere l’amore bisogna travestirsi in ciò che non si è o a chi è convinto che amare qualcuno significhi trasformarlo in ciò che vorremmo che fosse, proiezione bastarda dei nostri ego infranti. Ve lo consiglio, donne e uomini alla ricerca dell’altro da sé.

E poi, quando lo avrete finito, mettetevi sul comodino, come se fosse una Bibbia, il libro di Sherry Argov, Falli soffrire. Gli uomini preferiscono le stronze (Piemme, 2006). Perché una cosa è conquistare l’amore, altra è riuscire a tenerselo.

Ida Palisi

 

Ida Palisi
I was in the middle when I knew I had begun.