CELLULE STAMINALI. In Italia stop alla sperimentazione. Le associazioni in difesa dei malati denunciano la Lorenzin e Letta “per crimini contro l’umanità”

Addio al metodo Stamina. Ora è ufficiale: la sperimentazione clinica sul discusso metodo a base di cellule staminali non si potrà utilizzare. Lo ha stabilito il ministero della Salute rendendolo noto in un documento presentano in conferenza stampa, dove si legge che vista la «presa d’atto del direttore generale del ministero della Salute, Marcella Marletta, la sperimentazione non può ulteriormente essere proseguita. Il presente provvedimento è comunicato alla Stamina foundation». Dopo la bocciatura del comitato scientifico nominato per valutare la sperimentazione stessa, il ministro Beatrice Lorenzin esce allo scoperto  tirandosi addosso le critiche delle associazioni pro-Stamina, che difendono i malati gravissimi. Addirittura hanno annunciato di «voler denunciare il ministro della Salute e il Premier, Enrico Letta, per crimini contro l’umanità». L’annuncio è del Movimento vite Sospese insieme al Movimento Base Italia e ad altre Associazioni in difesa dei malati gravi, quali Sicilia Risvegli Onlus e Viva la Vita Italia Onlus. «L’accusa – spiegano – prende il via da quanto è accaduto, e ancora sta accadendo, in Italia in merito alla vicenda Stamina». In Italia sono oltre 25 mila i malati gravissimi in assenza di valide terapie farmacologiche, che aspirano alla terapia di cellule staminali mesenchimali trattate secondo il metodo della Stamina Foundation. E mentre a Roma si tirano per i capelli ad Arezzo, nemmeno 24 ore dopo lo stop alla sperimentazione imposto dal ministro Lorenzin, dal tribunale di Arezzo arriva un provvedimento che aggira di fatto lo stop del governo e consente a due donne aretine di rivolgersi agli Spedali Civili di Brescia, unica struttura in Italia dove viene utilizzato il protocollo che usa le cellule staminali per curare malattie rare e degenerative.

Valerio Esca

Valerio Esca
Non credo in una vita ultraterrena; comunque porto sempre con me la biancheria di ricambio. (Woody Allen)

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