CARROZZA. «Largo ai giovani»

teacher-kentucky-1127-1280x960

Vivaddio! Qualcuno finalmente ha avuto il coraggio di dirlo: «A 70 anni i professori universitari, se fossero generosi e onesti, dovrebbero andare in pensione, e offrirsi di fare gratuitamente seminari, seguire laureandi, od offrire le proprie biblioteche all’università». Riportata dall’Ansa la notizia che sarà sfuggita a molti è invece di quelle che andrebbero pubblicate a caratteri cubitali. Non solo perché per una volta ad attaccare l’abitudine dei prof di “cinturarsi” alla poltrona è il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Maria Chiara Carrozza; ma anche perché in un Paese come l’Italia per far passare il concetto servirebbe un bombardamento continuo. Come una goccia d’acqua: «tic, tic, tic…». Qualcosa tipo: «Oggi il tempo sarà freddo ma non sono previste piogge, e i professori che da 50 anni spadroneggiano nelle aule di mezza Italia sono pregati di fare posto ai giovani». Che poi in Italia ormai il concetto di gioventù è diventato molto relativo. Senti quelli che hanno un contratto fisso, che di norma hanno anche una settantina d’anni fare ramanzina a 45enni Co. Co. Pro, del tipo: «Voi giovani non sapete cos’è la fatica, volete tutto e subito». E poi: «Io alla vostra età ne ho fatta di gavetta». Se, certo. A parte che per immaginare un barone di questi a fare la gavetta serve la fantasia di dieci bambini messi assieme, ma pure a volerci credere poi il contratto lo hai avuto, no? La differenza è tutta qui. I “giovani” oggi sanno di fare la gavetta per ottenere al massino un posto da supplente, da precario. Mica una cattedra. Anni e anni di rospi da ingoiare e bocconi amari. E i professoroni? Stanno lì, imperterriti, granitici, irremovibili, ingiudicabili. Sono saldi al timone della conoscenza, pronti a dispensare saggezza e magari a prendere parte a qualche trasmissione Tv per parlare del dramma della disoccupazione, quella altrui naturalmente. «Ah se i giovani sapessero cos’è il sacrificio…».

Raffaele Nespoli

Raffaele Nespoli
Chi non conosce la verità è uno sciocco. Ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente. (Bertolt Brecht)

Articoli Correlati