ALGHERO DEDICA UNA PIAZZA A GIUNI RUSSO. La città sarda ricorda l’anti-diva del pop sperimentale che ha rivoluzionato la musica italiana


Giuni_Russo-Giuni-cover

Giuni Russo ci ha lasciati dieci anni fa, un brutto male se l’è portata via nel settembre del 2004, a soli 53 anni. Venti anni prima, nel 1984, la cantautrice, palermitana di nascita e sarda per arte e amore, buttava giù i primi versi di “Alghero” durante un volo verso l’isola, come c’informa Maria Antonietta Sisini, sassarese di Sorso, musicista, produttrice discografica, poetessa e scrittrice, al fianco di Giuni nella musica e nella vita privata per più di trent’anni. Era già uscito il 45 giri “Un’estate al mare” (1982), trainato dalla mitica traccia frutto del sodalizio con Franco Battiato, e alla Russo stavano pure già strette le logiche che la volevano incastrata nel ruolo di icona del nuovo pop balneare (che in verità ironizzava sottilmente, troppo sottilmente, sull’Italia che cantava). “Alghero”, della quale la Sisini fu co-autrice, verrà definita e lanciata due anni dopo quelle prime intuizioni, nel 1986, in “Giuni”, l’album dello stesso anno rifiutato dalla CGD di Teddy Reno, che era stata la sua etichetta fino a quel punto e che smise di credere nel successo della cantante e della sua cifra sopra le righe, e fortunosamente ereditato dall’indipendente Bubble Record. Giuni cantò “Alghero” al Festivalbar 1986 e l’equilibrio sottilmente ironico, sapientemente allusivo e assolutamente trasversale del brano, che ne fece ben presto un inno all’italica estate di ogni tempo, con le sue coriacee conservazioni e le sue inattese trasgressioni, unito alla eccezionale qualità della performance vocale della Russo e alla assoluta novità del suo stile personale, consacrarono, al cospetto del grande pubblico, la nuova anti-diva di un pop d’avanguardia tutto mediterraneo.

Alghero ha restituito l’omaggio a Giuni lo scorso mercoledì 23 aprile, intitolando una bella piazza sul mare alla cantante siciliana che ha amato tanto la Sardegna. Grazie all’impegno di Maria Antonietta Sisini e dell’associazione “Giuni Russo Arte”, che la Sisini stessa ha creato per ricordare la compagna prematuramente scomparsa, il Mirador Giuni Russo, situato nella zona del Colle del Balaguer della città catalana, è adesso una realtà, presentata alla comunità algherese dal sindaco Antonello Scano, dalla stessa Maria Antonietta Sisini e dalla scrittrice sassarese Bianca Pitzorno, autrice dell’unica biografia autorizzata della cantante, intitolata “Giuni Russo. Da un’estate al mare al Carmelo” (Bompiani, 2009) e corredata di un cd con versioni inedite di “Morirò d’amore”, “Moro perché non moro” e il brano inedito “Pekino”, e di un dvd contenente la ristampa del docu-film “La sua figura” (2007). Ed è stata proprio la Pitzorno a raccontare alla comunità algherese, riunita per l’inaugurazione del Mirador, i dettagli dell’episodio della lettera scritta da papa Francesco alla Sisini, in risposta a quella con la quale la compagna di Giuni Russo inviava al Santo Padre la biografia dell’artista e “Cerca di me”, l’album postumo nell’ambito del quale, spiega la Piztorno, è bene tracciato il cammino spirituale che ha plasmato la più recente produzione musicale della Russo, con gli 11 brani, di cui 5 inediti, cantati in latino, in giapponese, in arabo e ispirati alle Sacre Scritture e ad altri fondamentali testi sacri. Il Papa risponde dunque alla Sisini e scrive di essere “rimasto commosso” e che “Dio ci cerca prima che noi lo troviamo”; poi conclude, riferendosi all’arte di Giuni, che “[…] in questo caso Santità è bellezza: perché Dio è bello.”

“Dama di cuori totale e amazzone scatenata contro i luoghi comuni. Cercando per sé l’assoluto, ha squarciato a chi l’ascolta dimensioni extraterrestri” scriveva di Giuni Russo il critico teatrale Gianfranco Capitta, e a chi scrive queste parole paiono perfette per ricordare la poetica voce di “Mediterranea” e per lasciarsi ancora una volta ispirare dallo spirito libero che l’animava.

Rosa Criscitiello

Rosa Criscitiello
Uno spettacolo si può preparare in un mese. Improvvisare, invece, richiede una vita. (Pino Caruso, Ho dei pensieri che non condivido, 2009).

Articoli Correlati