27 OSSA DI DIANA LAMA. Il thriller è servito

Un inquietante condominio, macabri ritrovamenti e personaggi sinistri. 27 ossa (Newton Compton) è il nuovo thriller di Diana Lama, da molti definita la signora del noir italiano. A Napoli, nel bosco di Capodimonte sorge il sinistro condominio Badenmajer, un luogo misterioso, ex manicomio femminile. Misteri, intrighi e segreti per un’avventura dal finale sorprendente come è nello stile dell’autrice partenopea. I suoi romanzi sono tradotti in Francia, Germania, Russia e Canada mentre una sua short story è stata pubblicata anche sul prestigioso Ellery Queen Mystery Magazine.

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Come definisce 27 Ossa?

27 ossa è un thriller psicologico. Un libro che coniuga suspense, approfondimento psicologico e ritmo. L’ ambientazione è volutamente claustrofobica, con dettagli in parte storici e in parte inventati ma plausibili sull’antichissimo sottosuolo napoletano.

Il suo libro è ambientato a Napoli. Ci racconta come nasce questo libro?

Nasce dalla voglia di raccontare prima di tutto un luogo, il Condominio Badenmajer, una costruzione ai margini del bosco di Capodimonte, un pastiche gotico-liberty, del tutto inventato da me, ma ispirato alle vere costruzioni del geniale architetto Lamont Young che visse e operò a Napoli all’inizio del ‘900. Il Condominio Badenmajer è un luogo di fantasia ma terribilmente verosimile, e ci scompaiono donne. Questo è la storia che avevo voglia di raccontare.

Come nascono le sue storie?

In genere da una suggestione. Un’idea, una frase, il dettaglio di un volto o di un palazzo. Sono piccole cose che si sedimentano nella mia mente finchè non si incastrano nel costruire i primi dettagli di una storia nera. E poi parto sempre da una morte, soprattutto dal perché di una morte, di un’uccisione.

I suoi libri sono tradotti in sette lingue ed è stata definita la signora del noir italiano. Quali sono gli elementi per costruire un buon giallo?

Personalmente sono anche una lettrice appassionata di questo genere. Per me ci deve essere prima di tutto un approfondimento psicologico accurato dei movimenti dell’animo di tutti i personaggi, anche i più collaterali. In un thriller tutto deve essere giustificato, il realismo e l’attendibilità, o una loro mimesi accurata sono fondamentali. Poi il ritmo. È un genere di libro che va letto con passione, girando una pagina dopo l’altra senza poter resistere, e per ottenere questo ci vuole molto senso del ritmo della storia, dei momenti di pausa e quelli di tensione.

Il genere giallo secondo lei ha subito nel tempo una evoluzione?

Di sicuro c’è stato un incremento della violenza espressa nelle pagine, ma questo è lo specchio di quello che ci mostrano purtroppo televisioni e giornali ogni giorno, la nostra realtà. Per il resto c’è più introspezione, e molta attenzione ai dettagli tecnici. Oggi chi scrive un giallo non può permettersi di non essere ben informato su quello che racconta. Il lettore di questo genere è molto attento ed esigente. Poi, appunto, è cambiato il ritmo, per tenere avvinto il lettore per tante tante pagine. Comunque i grandi classici del genere vengono sempre apprezzati, come una bella signora un po’ ageè che mantiene intatto il suo fascino.

Cos’è Napolinoir?

“Napolinoir, di cui sono il presidente e uno dei soci fondatori, è una associazione che unisce alcuni dei migliori giallisti napoletani. Siamo prima di tutto amici, ci vediamo per una chiacchiera, un momento conviviale, e per varie iniziative. Rassegne di presentazioni di libri, ad esempio, oppure ParoleinGiallo, il concorso per studenti di tutti gli ordini scolastici che seguiamo ormai da anni. Napolinoir è la più antica del suo genere, perché un paio di associazioni più vecchie, nate in altre città, si sono spente, mentre noi nel tempo, saranno ormai una decina di anni o più, ci siamo consolidati, aprendoci anche a nuove realtà di scrittori sul nostro territorio. Napoli in questo momento è ricca di nuovi fermenti, tanti scrittori di valore si stanno affermando, e molti sono giallisti”.

Enrica Buongiorno

 

 

 

Enrica Buongiorno
Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!

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