081. Napoli vista con gli occhi di un clochard

Sporchi, maleodoranti, imprevedibili, qualche volta ubriachi. Sono i senzatetto che affollano le nostre città. “081”, il nuovo romanzo di Luca Delgado (edito da Homo Scrivens nella collana Dieci) racconta la storia di uno di loro.

Felice è un clochard del centro antico di Napoli. Il suo è un mondo fatto di sbornie, stati depressivi e battaglie per la quotidiana sopravvivenza fino a quando s’imbatte in Elena, un’attrice bellissima, per la quale prova un’attrazione irresistibile. Una vera e propria scintilla che mette in moto un meccanismo intricato di inseguimenti, appostamenti e incursioni che infittiscono un mistero che sin dall’inizio brama una spiegazione. Quello di un cadavere penzolante attaccato ad una corda. Un libro affascinante con spunti ironici, a volte comici e riflessioni su temi sociali, lo stesso titolo del libro è un chiaro riferimento a 1984 di George Orwell.

Delgado, adattatore e traduttore teatrale, ha collaborato con i registi Peter Sellars, Luca De Fusco e Alfredo Arias. Si occupa di regia teatrale e ha curato di recente la regia di spot pubblicitari e cortometraggi. Già da qualche anno è il traduttore italiano del drammaturgo e regista britannico Peter Brook.

delgado

Come nasce questo romanzo? 

081 nasce con l’idea di presentare il punto di vista di chi vive ai margini della società e che sembra non abbia un posto nel mondo. Il personaggio principale, Felice, è un homeless, un senzatetto, uno di quegli uomini che spesso definiamo con superficialità barboni, pezzenti, straccioni, accattoni. Era una sfida quella di dare a chi non ricopre alcun ruolo nella nostra società, il ruolo di protagonista.

 Felice è un personaggio del tutto inventato?

No, la sua storia lo è certamente. Ma ho preso ispirazione dai tanti homeless che purtroppo vivono la strada e che troppo spesso restano ai margini della nostra storia personale, scompaiono dalla nostra vista e quasi mai catturano la nostra attenzione fino in fondo. Mi sono documentato molto, qualche volta ho avvicinato alcuni di loro e ho cercato di raccogliere le loro esperienze per meglio disegnare il personaggio. Felice è il frutto di questa ricerca.

Cosa si può scoprire, nel suo libro, sulla città di Napoli?

Si può scoprire che superando lo stereotipo, nonostante il preciso intento di parlare di Napoli solo per fatti di cronaca nera, o al contrario solo per far ridere, siamo una città moderna. Con tutti i pregi e i difetti che la definizione può portarsi dietro. Mi piace pensare che si potesse raccontare una storia ambientata a Napoli, senza parlare di boss e senza parlare di Pulcinella.

Perché il genere thriller- giallo ha un successo enorme in questo momento in Italia?

Aggiungerei il noir, che forse è tra i generi, quello che meglio definisce «081». I tre generi sono a volte ben distinti, altre volte confluiscono in un romanzo soltanto, si sfiorano, si miscelano. Nel mio caso parlerei di un thriller-noir. Il giallo ha la caratteristica di avere un detective che svela il caso, i buoni trionfano sui cattivi, il finale è consolatorio. E questo soddisfa il nostro bisogno di giustizia, l’avere conferma che il bene alla fine vince sempre. Il thriller-noir invece lascia al lettore il compito di svelare il mistero, a lui viene data la possibilità di trarre una conclusione. E questo soddisfa un altro bisogno, quello di essere parte attiva nella narrazione, di diventare i veri protagonisti della storia. Nel leggere «081» il lettore avrà da subito la sensazione che dovrà raccogliere i vari indizi per poter da solo scrivere la parola fine. Sin dalla prima pagina del libro infatti, si evince che “C’è un cadavere penzolante attaccato a una corda.

Enrica Buongiorno

Enrica Buongiorno
Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti!

Articoli Correlati